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    Qual è il consumo di energia dei bitcoin?

    da Redazione | 19 Maggio 2020

    I bitcoin, una delle più popolari monete virtuali, hanno un valore di mercato in continua crescita ed un dispendio energetico piuttosto elevato, che sembra superare i consumi elettrici dell’intera Svizzera e di alcuni paesi del mondo.

    Il consumo di energia dei bitcoin è strettamente collegato alle operazioni eseguite per produrlo, che in gergo si definiscono mining, ossia un insieme di operazioni matematiche che attraverso la potenza di calcolo dei computer permettono di risolvere equazioni, che richiedono una potenza di 60,45 terawattora all’anno.

    A confermare gli elevati indici di consumo elettrico legati alla produzione dei Bitcoin è stato uno studio condotto dall’Università di Cambridge, che ha quantificato l’energia richiesta dalla produzione delle criptovalute.

    Ecco come è stato calcolato il consumo reale e quali dati sono stati ottenuti dallo studio universitario.

    Qual è il consumo di energia dei bitcoin: i dati di Cambridge

    Sebbene non sia possibile stabilire in modo esatto il consumo di elettricità di un bitcoin, l’Università di Cambridge ha creato il CBECI (Cambridge Bitcoin Estimate Index), ossia uno strumento in grado di calcolare in tempo reale una stima del limite inferiore e di quello superiore dell’elettricità assorbita annualmente dalle operazioni di mining.

    L’intervallo individuato, oltre al valore medio, indica l’assorbimento di energia del bitcoin in un anno che, oscillando tra la soglia minima di 148,87 e quella massima di 21,81 TWh, corrisponde allo 0,25% del consumo energetico mondiale.

    L’assorbimento medio costante del bitcoin, secondo il CBECI, sarebbe pari a 7 GW (Gigawatt), corrispondenti ad un consumo annuo di circa 64,15 terawatt di energia.

    Questa cifra indica un consumo energetico superiore sia a quello della Svizzera (pari a 58,46) e della Repubblica Ceca (62,34), impiegato per meno di cento milioni di transazioni all’anno, del tutto insignificante rispetto a quelle eseguite dalle banche tradizionali, pari a 500 miliardi.

    In sostanza i Bitcoin utilizzano più energie di tutte le banche del mondo, descrivendo uno scenario piuttosto preoccupante che sembra non arrestarsi ma espandersi progressivamente nel tempo.

    Bitcoin e consumo di energia: le stime recenti

    Secondo Narayanan, ingegnere informatico, il mining per la produzione di bitcoin richiede cinque gigawatt al giorno attraverso l’impiego di schede grafiche e computer che elaborano algoritmi per la produzione delle monete virtuali.

    La richiesta di energia, pari all’1% del consumo mondiale di elettricità e superiore anche ai consumi dello stato di New York e dell’Ohio, sembra aumentare a dismisura, a tal punto che il consumo energetico dei bitcoin nel 2019 avrebbe oltrepassato quello della Nuova Zelanda.

    Il consumo elettrico medio annuale, per il 2019, secondo una recente ricerca di BlockchainAnalytics.pro, si è attestato intorno a 43 TWh, un dato fortemente in crescita rispetto al 2018, quando il consumo fu inferiore ai 29 TWh e più elevato rispetto al 2017, anno in cui si era registrato un valore intorno ai 5 TWh.

    Il preoccupante aumento del consumo energetico legato alle criptovalute e in particolare ai Bitcoin, rischia di avere un impatto negativo anche sull’ambiente, andando ad aggravare la situazione già precaria dell’intero Pianeta.

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