2.600 pannelli fotovoltaici Energit che trasformano sabbia e sole in energia pulita
Il Cliente
Maffei Sarda Silicati è la business‑unit sarda del gruppo Minerali Industriali, specializzata nell’estrazione e nella lavorazione di sabbie silicee di alta purezza destinate soprattutto a vetro, ceramica e green building.
Lo stabilimento di Ossi‑Florinas (SS) – cuore produttivo dell’azienda dal 1989 – macina, essicca e seleziona ogni anno migliaia di tonnellate di sabbia feldspatica e caolinitica impiegando oltre un centinaio di addetti e una filiera locale di servizio altrettanto ampia.
Un gruppo che coniuga tecnologia mineraria, attenzione all’ambiente e radicamento territoriale, puntando a una filiera “a chilometro zero” dell’energia così come delle materie prime.

La sfida energetica
- Frantoi, mulini, essiccatori a gas caldo, compressori e nastri trasportatori lavorano 24 ore al giorno, 7 giorni su 7; il fabbisogno elettrico dello stabilimento sfiora 2 GWh/anno.
- Il costo dell’energia ha registrato rialzi a doppia cifra fra 2021 e 2023, mettendo sotto pressione i margini di un settore già capital‑intensive.
- Il processo di frantumazione sprigiona polveri fini: servono aspirazioni e filtraggi sempre attivi, che accrescono i picchi di potenza.
La direzione cercava quindi una fonte rinnovabile autonoma capace di:
- Ridurre drasticamente il prelievo in fascia diurna;
- Azzerare consumo di suolo, per non interferire con le aree di cava e con il paesaggio del Mejlogu;
- Comunicare in modo concreto la propria strategia di decarbonizzazione alle grandi vetrerie internazionali che sempre più esigono supply‑chain a basse emissioni.
La soluzione Energit
Dopo un’analisi accurata dei consumi della fabbrica e dell’esposizione al sole dei suoi capannoni, Energit ha scelto di sfruttare ogni metro di tetto disponibile invece di occupare nuovo terreno: così, oltre 2.600 pannelli di ultima generazione formano oggi un tappeto fotovoltaico da quasi un megawatt di potenza capace di seguire il percorso del sole dall’alba al tramonto.
Per collegare in sicurezza l’impianto alla rete è stata installata una cabina di trasformazione dedicata, il “cuore elettrico” che gestisce in modo automatico il flusso di energia tra i moduli e lo stabilimento. Tutto funziona sotto lo sguardo di un sistema di monitoraggio online: basta uno smartphone per controllare, in tempo reale, quanta elettricità pulita viene prodotta e quanta ne viene utilizzata subito dai macchinari.
Il cantiere, affidato a squadre locali coordinate da Energit come unico referente, è durato appena otto settimane e si è svolto senza interrompere la produzione di sabbia silicea: i lavori sono stati programmati negli intervalli fra un turno e l’altro, evitando disagi ai reparti e ai dipendenti. Il risultato? Un intervento invisibile dallo spazio a terra, ma visibilissimo in bolletta e — soprattutto — nell’impronta di carbonio dello stabilimento.
Inoltre, l’intero progetto viene consegnato chiavi in mano: Energit accompagna il cliente dalle prime verifiche tecnico-economiche fino alla messa in servizio, occupandosi di individuare e gestire sia gli incentivi disponibili sia le linee di finanziamento più vantaggiose, così da massimizzare il ritorno dell’investimento senza appesantire l’azienda con la burocrazia. Questa stessa cura si traduce in un servizio su misura: dopo aver ascoltato necessità e obiettivi, Energit modella l’impianto sugli spazi, sui cicli produttivi e sul budget dello stabilimento, evitando pacchetti preconfezionati e includendo solo ciò che genera reale efficienza.
I risultati
Energia prelevata da rete
Autoconsumo solare
Perché conta
Maffei Sarda Silicati estrae sabbie che diventeranno vetri trasparenti; Energit fornisce l’energia trasparente che permette di farlo con un’impronta di carbonio sempre più sottile. Il grande tetto industriale – da sempre visto come semplice protezione – diventa ora una “cava di luce” che trasforma il sole del Mejlogu in kilowatt‑ora puliti.
È la prova che persino nell’industria estrattiva, spesso percepita come hard‑impact, la transizione energetica può germogliare senza consumare un solo metro di suolo in più, restituendo valore economico e reputazionale alla filiera mineraria.
