Nel 1990 William Rees e Mathis Wackernagel, dell’Università della British Columbia, introdussero per la prima volta il concetto di impronta ecologica, nel loro libro “Our Ecological Footprint: Reducing Human Impact on the Earth”.
Al giorno d’oggi è un termine diventato popolare, assieme a quello della sostenibilità ambientale.
Come facciamo a sapere se l’uomo utilizza più risorse di quelle che il Pianeta è in grado di generare? Spieghiamo che cos’è l’impronta ecologica, a cosa serve e come ridurla.
Che cos’è l’impronta ecologica e perché è utile?
L’impronta ecologica o Ecological Footprint è un indicatore della sostenibilità, ovvero misura quante risorse naturali usiamo e quante ne abbiamo disponibili. Si tratta di una metrica internazionale che indica l’area biologicamente produttiva di mare e terra necessaria a rigenerare le risorse consumate dall’uomo e ad assorbire i rifiuti generati e si esprime in ettari.
Grazie a questo indicatore è possibile confrontare gli effetti del consumo umano momentaneo con le risorse disponibili sulla terra.
Più l’impronta ecologica è alta e più il nostro pianeta è in pericolo. Secondo gli scienziati, se continuiamo con le nostre abitudini, prima del 2050 arriveremo a consumare come se avessimo a disposizione 2 terre. Pensate che solo in Italia ogni cittadino produce un’impronta media di 7 tonnellate di CO2 all’anno!
Sapere che cos’è l’impronta ecologica è il primo passo per conoscere l’impatto sull’ambiente di prodotti, individui, aziende, così che i governi possano definire più accuratamente le strategie di sviluppo sostenibile, mentre i singoli individui e le aziende possano adottare un approccio più rispettoso per il Pianeta.
Come viene calcolata l’impronta ecologica
Il calcolo dell’Ecological Footprint è alquanto complesso, infatti si avvale di sofisticati modelli matematici per tenere in considerazione i vari fattori e le variabili. È possibile però ricorrere al calcolatore messo a disposizione dalla Global Footprint Network, un’organizzazione no profit che promuove uno stile di vita sostenibile.
A differenza della carbon footprint, l’impronta ecologica prende in considerazione, oltre alle emissioni di Co2, anche altri agenti ambientali e può essere calcolata sia per singole persone private che per aziende o Paesi. Questi sono gli indicatori che il calcolatore utilizza per il calcolo individuale:
- Numero di componenti del proprio nucleo familiare;
- Frequenza nel consumo di prodotti alimentari di origine animale;
- Numero di viaggi in aereo all’anno misurati in ore;
- Quanto cibo non processato viene consumato in percentuale, prodotto localmente e senza imballaggi;
- Quantità di rifiuti prodotti in confronto alla media locale;
- Tipologia di abitazione (efficienza energetica, materiali costruttivi, dimensioni);
- Distanza percorsa ogni settimana per spostarsi e mezzi di trasporto utilizzati;
- Percentuale di energia elettrica consumata proveniente da fonti rinnovabili;
Il risultato ottenuto è una superficie espressa con l’unità di misura di “ettaro globale”. L’impronta di ciascun Paese viene calcolata dal Global Footprint Network e messa in relazione alla biocapacità globale per individuare l’Earth Overshoot Day, cioè la data in cui, ogni anno, l’uomo esaurisce le risorse naturali prodotte dalla Terra nell’intero anno.
Ad esempio, nel 2022 il Giorno del Sovrasfruttamento della Terra si è verificato il 22 luglio e, come i dati dimostrano, ogni anno arriva sempre prima. La mappa dell’organizzazione mostra come le impronte climatiche dei Paesi dell’Europa occidentale siano mediamente elevate.
Il deficit ecologico si verifica quando il consumo di risorse è superiore alla capacità della Terra di generarne di nuove e di assorbire il carbonio prodotto.
Nel calcolo dell’impronta ecologica vengono considerate le seguenti “categorie di territorio”:
- Terre arabili per l’agricoltura
- Terra per l’energia
- Pascoli
- Foreste
- Superficie edificata
- Mare.
Cosa fare allora per orientarsi verso un futuro più sostenibile?
Come ridurre l’impronta ecologica?
Tutti noi, nel nostro piccolo, possiamo compiere degli accorgimenti per ridurre l’impronta ecologica.
Secondo il Global Footprint Network il 26% dell’impronta ecologica umana è connesso alla produzione di alimenti per il consumo umano. Per ridurre l’utilizzo di risorse naturali alcune possibili soluzioni sono:
- Aumentare il consumo dei prodotti di origine vegetale e preferire i modelli di agricoltura sostenibile; evitare gli sprechi alimentari e scegliere di acquistare frutta e verdura a km zero.
- Ridurre gli sprechi di energia e di acqua. Ricordate di spegnere la luce quando non serve, di non lasciare la tv in stand-by, ridurre la durata delle docce, scegliere fonti di energia rinnovabile invece che le fonti fossili, e quindi elettricità proveniente da energie green, oppure installare un impianto fotovoltaico. Energit è pronta a seguirvi in tutte le attività di progettazione, installazione e utilizzo dell’impianto, garantendovi il massimo supporto, i materiali più performanti e un’assistenza continua.
- Spostarsi in bicicletta o con i mezzi pubblici come il treno invece che con l’auto.
- Sfruttare il patrimonio immobiliare esistente. Il fenomeno della cementificazione riduce la biodiversità, le risorse idriche e le superfici coltivabili.
- Scegliere beni di consumo eco-friendly e non prodotti realizzati con materiali di origine fossile come la plastica, ad esempio utilizzare buste di stoffa per la spesa.
- Incentivare la creazione di aree verdi.
Questi piccoli comportamenti quotidiani possono contribuire a ridurre il nostro impatto ambientale.