Quanto paga il GSE per l’energia immessa in rete?

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da Redazione | 07 Settembre 2023

Avere un impianto di pannelli fotovoltaici significa autoprodurre l’energia elettrica di cui si ha bisogno per la propria abitazione e l’energia elettrica prodotta in più può essere accumulata in apposite batterie oppure immessa in rete; quando immettiamo in rete l’energia in eccesso questa ci viene rimborsata ogni sei mesi non dal nostro fornitore di energia come Energit, ma dal GSE, ovvero il Gestore dei Servizi Energetici, permettendoci così di abbattere i costi della bolletta di quasi il 70% e facendoci recuperare in breve tempo i soldi investiti per l’installazione dell’impianto fotovoltaico.

Vediamo allora quali sono le tempistiche del rimborso, quali sono i vantaggi e soprattutto quanto paga il GSE l’energia immessa in rete.

Cos’é il GSE?

Il GSE ovvero il Gestore dei Servizi Energetici è una S.p.A. italiana costituita nel 1999 dopo il Decreto Bersani che ha portato alla liberalizzazione del settore energetico; è associato unicamente al Ministero dell’economia e delle finanze e si occupa principalmente di promuovere lo sviluppo sostenibile attraverso incentivi finanziari per le fonti rinnovabili come appunto il fotovoltaico ma non solo e l’efficienza energetica.

Come abbiamo detto, il GSE si occupa di gestire l’immissione e il prelievo dell’energia prodotta grazie a impianti alimentanti con fonti rinnovabili e il pagamento relativo all’energia stessa, ma non è l’unica attività che svolge. Sono di sua competenza anche il controllo dei produttori di energia e i loro impianti per rilasciare i certificati verdi e garantire che l’energia venga prodotta da fonti rinnovabili; incentiva, gestisce e monitora gli interventi volti a migliorare l’efficienza energetica monitorando lo sviluppo energetico da fonti rinnovabili per il raggiungimento degli obiettivi comunitari fissati; gestisce i certificati e lo sviluppo della filiera dei biocarburanti sostenibili per conto del Ministero dello sviluppo economico; effettua campagne informative per aiutare operatori del settore e cittadini a comprendere l’importanza delle fonti rinnovabili; aiuta istituzioni e pubbliche amministrazioni nello sviluppo sostenibile fornendo dati e consulenze tecniche.

Al momento il GSE sta dando il suo contributo per il raggiungimento degli obiettivi fissati a livello comunitario e mondiale che riguardano la riduzione dei livelli di CO2 del 40% e aumentare i consumi derivati da fonti rinnovabili.

Quanto paga il GSE l’energia immessa in rete nel 2023?

Partiamo subito da un esempio pratico che possa aiutarci a capire quanti soldi riusciamo a risparmiare ogni anno grazie al contributo in Conto di Scambio. Abbiamo detto che è possibile immettere in rete l’energia che abbiamo prodotto e che non consumiamo subito stipulando un contratto di Scambio sul Posto con il GSE; vediamo quindi cosa comporta a livello economico.

Mettiamo il caso che in questo momento stiamo spendendo 1500€ per coprire il nostro consumo energetico da 6.000 kWh/anno, cifra data moltiplicando i kWh/anno x 0,25 euro, ovvero il costo dell’energia per kWh. Volendo installare un impianto fotovoltaico dobbiamo innanzitutto sceglierne uno con un dimensionamento adatto alle nostre esigenze, per cui un sistema di pannelli da 5 kWp è più che sufficiente dato che ci permetterebbe di produrre 6.250 kWh/anno.

Supponiamo che come abbiamo detto, siamo in grado di produrre 6.250 kWh/anno, ma ne consumiamo subito solo il 40%, ovvero 2.400 kWh/anno e immettiamo in rete il restante 60% dell’energia, quindi, 3.850 kWh/anno; durante le ore notturne o nelle giornate in cui c’è poco sole siamo costretti a prelevare dalla rete nuova energia, circa 3.600 kWh/anno, che ci verranno addebitati in bolletta con un prezzo maggiorato a causa di tasse e servizi aggiuntivi non rimborsabili. A conti fatti, ci rimangono i 250 kWh/anno di eccedenze che vengono immesse in rete.

Con una riduzione così drastica del prelievo di energia dalla rete non saremo più costretti a pagare i 1500 € di bolletta iniziali, ma circa 900€; questo è possibile perché grazie alla convenzione di Scambio sul Posto l’energia che noi preleviamo dalla rete viene pagata dal GSE circa 0,15 euro a kWh, perciò moltiplicando i 3.600 kWh x 0,15 €/kWh si ottengono 550 €, ovvero la cifra annua che ci viene restituita. Inoltre, come si diceva in precedenza dobbiamo calcolare anche le eccedenze che vengono pagate circa 0,08 € quindi, moltiplicando l’energia prodotta in più equivalente a 250 kWh x 0,08 €/kWh si può calcolare l’ammontare di questa voce.

Come si legge sul sito del GSE, l’importo del contributo dipende dalla tipologie di fonte (fotovoltaico o FER non fotovoltaici) e dalla potenza dell’impianto. Il corrispettivo è costituito da una quota fissa pari a 50 euro e da una quota variabile pari a 2 € per ciascun kW di potenza fino a 20 kW e pari a 1 € per ciascun kW di potenza eccedente i primi 20 kW.

Calcolo dei pagamenti GSE

Il contributo in Conto di Scambio viene calcolato dal GSE applicando una formula ben precisa: CS = min (Oe; Cei) + CUsf * Es.

Vediamo allora cosa indicano le diverse voci:

  • Oe, significa onere energia e si riferisce al costo in euro dell’energia prelevata e si ricava dalla quantità di energia prelevata (EPR) e dal Prezzo Unico Nazionale (PUN);
  • Cei, è il controvalore dell’energia immessa in rete e fa riferimento ai prezzi zonali e orari del mercato;
  • CUsf, sarebbe il corrispettivo unitario di scambio forfettario annuale per ogni kWh espresso in centesimi di euro. Il CUsf è l’insieme dei costi di trasmissione, distribuzione, dispacciamento e altre voci incluse nella bolletta riguardanti il mese corrente;
  • Es, si riferisce alla quantità di energia scambiata valutando la quantità minima tra l’energia immessa e quella prelevata durante l’anno solare.

Stipulando una convenzione con il GSE per il fotovoltaico della nostra abitazione ci verrebbe rimborsato parte di ciò che paghiamo di bolletta al nostro fornitore di energia. Con la formula abbiamo visto che il valore dell’energia scambiata equivale al valore minimo tra l’energia immessa e quella prelevata; ciò significa che, se nell’arco dell’anno solare immettiamo 2.000 kWh e ne preleviamo 700 kWh, allora il valore dell’energia scambiata che ci verrà rimborsato a prezzo di mercato è di 700kWh. Detto questo, bisogna aggiungere che insieme all’energia scambiata vengono rimborsati anche alcuni oneri di sistema propri di quei 700 kWh scambiati, mentre oltre il 30% della bolletta che paghiamo include tasse non rimborsabili.

Il Ritiro Dedicato

Un’alternativa allo Scambio sul Posto è il Ritiro Dedicato; questa opzione è conveniente in particolar modo a chi ha grandi impianti fotovoltaici che non hanno un autoconsumo e vendono al GSE tutta l’energia prodotta. Anche in questo caso, immettendo in rete tutta l’energia prodotta avremmo dei rimborsi da parte del GSE molto più facili da calcolare. Con il Ritiro Dedicato l’energia viene pagata al prezzo minimo garantito: dato che il valore dell’energia può variare, nel caso in cui superasse il prezzo minimo garantito, l’energia ci verrebbe rimborsata al prezzo di mercato, mentre se fosse al di sotto del prezzo minimo, il costo dell’energia non sarebbe inferiore a quest’ultimo valore, in modo da tutelare il produttore di energia.

Prezzi zonali, prezzo unico nazionale e altri costi

Abbiamo detto che il valore dell’energia immessa può variare a causa dei prezzi zonali, ma cosa sono? La somma pagata dal GSE per l’energia immessa in rete dipende dalla posizione geografica in cui è posizionato l’impianto e in particolare dal modo di rilevare dal gestore di rete della zona la quantità di energia immessa, che può variare ad esempio per fasce orarie. Il prezzo zonale si riferisce alla zona geografica e virtuale di una specifica parte della rete elettrica italiana e ad oggi sono riconosciute le aree geografiche di mercato del Nord, del Centro Nord, del Centro Sud, del Sud e delle due isole maggiori Sardegna e Sicilia; quindi, per ognuna di queste zone viene fissato un determinato prezzo orario, stabilito grazie alle azioni di vendita e acquisto nella Borsa Elettrica.

Un altro fattore che influenza il valore economico dell’energia è la fascia oraria in cui la corrente viene immessa oppure prelevata dalla rete. Sono state riconosciute tre fasce orarie alle quali sono applicati prezzi diversi:

  • F1, che va dal lunedì al venerdì dalle 8:00 alle 18:00. È la fascia oraria con il prezzo più alto perciò si spende di più quando si preleva, ma si guadagna di più quando si immette;
  • F2, che va dal lunedì al venerdì dalle 7:00 alle 8:00 e dalle 19:00 alle 23:00 e poi il sabato dalle 7:00 alle 23:00;
  • F3, che riguarda le ore notturne dalle 23:00 alle 7:00 e domenica e tutti gli altri giorni festivi per l’intera giornata. In questa fascia al contrario della prima si paga meno quando si preleva e si guadagna meno quando si immette.

Facendo una media geografica e oraria si ricava il Prezzo Unico Nazionale dell’energia, che non è una cifra fissa ma come abbiamo appena detto può oscillare; l’energia che produce il nostro impianto fotovoltaico può avere un prezzo che varia dai 4 centesimi per kWh agli 8 centesimi, in base alla regione in cui è situato. Più semplicemente, possiamo dire che per avere un effettivo ritorno economico conviene consumare immediatamente l’energia prodotta durante le ore diurne, in modo anche da evitare di acquistare dal proprio fornitore l’energia che serve; in secondo luogo, bisogna immettere quanta più energia durante i giorni festivi perché più conveniente.

Dal 2015 chi ha stipulato una convenzione di Scambio sul Posto con il GSE deve pagare ogni anno una tariffa per la copertura dei costi di gestione, verifica e controllo, ad eccezione di chi ha un impianto con una potenza nominale fino a 3 kW. La tariffa in questione è composta da un costo fisso per ogni convenzione e da un altro costo che varia in base alla potenza dell’impianto. Se lo Scambio sul Posto comprende più di un punto di immissione e prelievo, alla tariffa vengono aggiunti altri quattro euro all’anno per ciascun punto di connessione.

Quando paga il GSE nel 2023?

Ora che ci siamo fatti un’idea su quanto paga il GSE l’energia immessa in rete, potremmo chiederci quanto tempo bisogna aspettare per ricevere il rimborso per lo Scambio sul Posto. Una volta stipulato un contratto con il GSE ci verrà fornita una password che ci servirà ad accedere al nostro profilo personale sul sito del Gestore dei Servizi Energetici; facendo l’accesso saremo in grado di conoscere tutte le tempistiche che riguardano i pagamenti. Dovremo tenere d’occhio due date in particolare, ovvero quelle che fanno riferimento alla pubblicazione degli importi e quelle dell’effettivo pagamento tramite bonifico.

Se il nostro impianto fotovoltaico è stato installato il primo dell’anno, allora entro il 15 aprile sarà pubblicato l’importo dell’acconto del primo semestre di riferimento, entro il 15 settembre l’importo del secondo semestre, infine entro il 15 maggio l’importo del conguaglio dell’anno precedente.

L’effettivo versamento del contributo di Scambio sul Posto avviene solo quando si superano i 15€, altrimenti bisogna aspettare altri mesi fino a quando non si raggiunge tale somma. Ripartiamo dall’esempio dell’impianto installato a inizio anno: il GSE provvederà al pagamento del primo acconto entro il 15° giorno lavorativo di giugno, il secondo acconto entro il 15° giorno lavorativo di novembre 2023 e infine, il conguaglio dell’anno precedente il 15 giugno successivo. Va da sé che per l’installazione del fotovoltaico avvenuta nei mesi successivi slitteranno anche le date di pubblicazione e dei pagamenti.

Cosa succede alle eccedenze?

Abbiamo visto quanto paga il GSE l’energia immessa in rete, abbiamo visto la formula utilizzata per calcolare il contributo in Conto di Scambio, abbiamo visto quali sono le tempistiche per gli acconti semestrali e per il conguaglio annuale, ora cerchiamo di capire cosa succede quando immettiamo in rete più energia di quanta ne preleviamo, creando così delle eccedenze di immissioni rispetto ai prelievi. Anche in questo caso il GSE conferisce un valore economico al surplus energetico a favore di chi lo ha immesso in rete.

Stipulando la convenzione di Scambio sul Posto si deve scegliere nel caso in cui ci fossero delle eccedenze se si preferisce avere una liquidazione monetaria oppure la creazione di un credito con il corrispettivo valore da conteggiare nell’anno seguente: nel primo caso non è necessario aprire una partita IVA, ma basterà una dichiarazione fiscale in cui si segnala questa entrata come reddito occasionale da sommare a tutti gli altri redditi della persona fisica, mentre nel secondo caso si accumulerà un accredito per le spese della bolletta dell’anno successivo.

Conto Energia

La convenzione di Scambio sul Posto ha una vita relativamente breve se pensiamo a quanto tempo è passato dall’installazione dei primi impianti fotovoltaici in Italia, ma anche in passato esistevano degli incentivi economici volti ad aiutare chi decideva di affidarsi alle fonti rinnovabili e ad incoraggiare sempre più persone a fare lo stesso passo. Si pensi che il nostro è uno dei paesi più soleggiati per gran parte dell’anno, ma nel 2004 il settore del fotovoltaico era ancora poco sviluppato soprattutto se messo a confronto con quello di altri paesi del mondo.

Nel 2005 grazie alla Direttiva comunitaria per le fonti rinnovabili del programma europeo destinato alla produzione di energia elettrica è stato introdotto anche in Italia un sistema di incentivazione per gli impianti fotovoltaici connessi alla rete elettrica: il Conto Energia. Si trattava di un incentivo finanziario per ogni kWh di energia prodotto durante l’arco temporale massimo di 20 anni e veniva distribuito in base al tipo e alla dimensione dell’impianto fotovoltaico. Con questo tipo di incentivo si voleva in primo luogo convincere i cittadini ad installare i pannelli fotovoltaici per le proprie abitazioni, garantendo la copertura parziale se non addirittura integrale dei consumi energetici dando anche la possibilità di rivendere l’energia prodotta e non utilizzata; con questo incentivo quindi era possibile recuperare nel minore tempo possibile i soldi investiti per l’impianto, in alcune regioni del Sud Italia ad esempio potevano essere sufficienti anche solo otto anni per vedersi ripagare la spesa iniziale.

Per coprire le spese del Conto Energia veniva prelevata dalle bollette di energia elettrica una percentuale volta a favorire lo sviluppo sostenibile delle fonti rinnovabili. Dal 2005 sono stati progettati cinque diversi incentivi per il Conto Energia, in cui si apportavano dei cambiamenti e delle ridefinizioni di quelli precedenti; i finanziamenti per l’ultimo Conto sono terminati nel 2013, sostituiti da nuove detrazioni fiscali e da nuovi incentivi come quello per lo Scambio sul Posto.

Detrazioni fiscali per l’impianto fotovoltaico

Come abbiamo detto gli incentivi statali per il fotovoltaico sono terminati nel 2013, ma questo non significa che non sono stati realizzati altri tipi di agevolazioni; da allora infatti è possibile installare un impianto fotovoltaico usufruendo della detrazione IRPEF del 50%. Il famoso ecobonus del 50% per le ristrutturazioni edilizie e la riqualificazione energetica infatti serve a dimezzare la spesa dell’installazione non solo dell’impianto fotovoltaico, ma anche del sistema di accumulo da abbinare all’impianto stesso per raccogliere l’energia prodotta in più. La detrazione IRPEF è stata introdotta con il Decreto Sviluppo nel 2012 che oltre ad alzare la detrazione dal 36 al 50%, ha portato il limite di spesa massima detraibile da 48 a 96 mila euro; da allora sono stati diversi i governi che di volta in volta hanno prorogato la scadenza di queste agevolazioni. Ad esempio, con la Legge di Bilancio 2022 la detrazione IRPEF del 50% per il fotovoltaico è stata prorogata al 31 dicembre 2024.

In cosa consiste quindi questa detrazione fiscale? In poche parole, chi non ha già usufruito del quinto Conto Energia, per chi ha un impianto domestico con una potenza massima di 20 kW, per chi ha una spesa massima di 96.000€ può richiedere la detrazione del 50%, che consiste nella restituzione di metà della cifra investita in dieci rate spalmate in dieci anni. La soglia dei 96.000€ è più che realistica se si pensa che di solito un impianto domestico da 4 kW costa intorno ai 6.000€ chiavi in mano più IVA, mentre per un impianto condominiale la cifra può alzarsi fino a circa 30.000€; invece, per quanto riguarda la soglia dei 20 kW di potenza è necessaria ad attestare che quello che si sta installando è un impianto domestico, oltre questo limite si indicano gli impianti commerciali che hanno diritto ad un altro tipo di agevolazioni fiscali.

È importante fare una specificazione: l’impianto fotovoltaico e l’impianto solare termico non sono la stessa cosa e non comportano quindi le stesse detrazioni; il primo come abbiamo già spiegato serve a produrre l’energia elettrica che deve essere impiegata per i nostri consumi energetici domestici, mentre il secondo serve per la produzione di acqua calda sanitaria.

Vantaggi

Abbiamo detto che grazie al contributo in Conto di Scambio possiamo immettere in rete l’energia che produciamo e che non consumiamo immediatamente, per poi prelevare quella che ci serve nel momento in cui il nostro impianto non può produrre energia, ad esempio durante le ore notturne o in giornate poco soleggiate e questo prelievo ci viene in parte rimborsato con acconti semestrali.

Questo significa che tornando all’esempio iniziale di un impianto fotovoltaico che produce 6.250 kWh/anno, siamo costretti a prelevare dalla rete circa 3.600 kWh/anno. Il prelievo si traduce in più di 500€ di spesa che ci verrebbero restituiti grazie allo Scambio sul Posto; oltre a questo rimborso dovremmo contare altri 20€ provenienti dalle eccedenze prodotte, i 600€ di risparmio rispetto alle vecchie bollette precedenti al fotovoltaico e i soldi derivanti dalle detrazioni fiscali. Facendo qualche calcolo possiamo dire che ogni anno con l’impianto fotovoltaico, lo Scambio sul Posto e gli incentivi statali sempre tenendo in considerazione le oscillazioni del valore economico dell’energia dovute all’andamento del mercato, siamo in grado di risparmiare più di 1.500€ all’anno, ovvero gli stessi soldi che prima avremmo speso in bollette.

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