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    Che cos’è il buco dell’ozono?

    Che cos'è il buco dell'ozono, cause

    da Redazione | 14 Giugno 2021

    Nel mese di dicembre dello scorso anno si è chiuso il più grande buco dell’ozono esistente, situato sopra l’Antartico. Lo ha comunicato l’Organizzazione Mondiale della Meteorologia ed è stata un’ottima notizia per il Pianeta, contro ogni previsione. Ma che cos’è il buco dell’ozono?

    Buco dell’ozono: di cosa si tratta

    L’ozono è uno dei gas presenti naturalmente nell’atmosfera e gioca un ruolo cruciale nella tutela della vita sulla nostra Terra.

    L’ozono è uno strato protettivo che blocca il passaggio dei raggi UV del sole e le conseguenti radiazioni ultraviolette dannose per la vita.

    La quantità di questo gas in atmosfera è variabile. Spesso avviene una riduzione dello strato di ozono e in alcune zone, come ai poli e all’equatore, lo strato è più sottile. Tra i fattori naturali che influenzano la sua presenza vi sono:

    • La temperatura atmosferica.
    • L’intervento umano.

    Il livello di ozono cambia anche a seconda dei periodi dell’anno. Solitamente, da agosto a ottobre il buco dell’ozono si apre, cioè avviene una notevole diminuzione dell’ozono. A fine anno, invece, si chiude, ossia la quantità di ozono si alza e torna entro un livello normale.

    Le cause

    Come per l’effetto serra, anche la formazione del buco nell’ozono è una conseguenza dell’immissione in atmosfera di sostanze inquinanti. Secondo molti studiosi la causa principale della diminuzione dell’ozono sono i clorofluorocarburi (o CFC). Si tratta di gas composti di cloro, fluoro e carbonio, usati per le bombolette spray, nei circuiti refrigeranti di frigoriferi e condizionati e come schiumogeni per la fabbricazione di materiali.

    Quando giungono nella stratosfera le molecole di questi gas vengono fatte a pezzi dai raggi ultravioletti con liberazione di cloro. Quest’ultimo, a sua volta, spezza le molecole di ozono e si lega all’ossigeno atomico, impedendo così la formazione di nuovo ozono.

    In questo modo si forma nella stratosfera ciò che è stato definito buco dell’ozono, mediante il quale i raggi ultravioletti arrivano senza problemi sulla superficie terrestre.

    L’intervento dell’uomo ha dunque causato un’accelerazione dell’espansione del buco dell’ozono. Le attività industriali rilasciano ogni giorno elementi inquinanti nell’atmosfera, danneggiando il nostro ecosistema. Il problema del buco dell’ozono si aggiunge ad altri fenomeni negativi come il surriscaldamento globale e l’effetto serra.

    Per questo, molti paesi si sono impegnati per limitare il problema già dal 1981. Ciò ha portato al protocollo di Montreal nel 1987, un Trattato Internazionale che vieta ufficialmente l’uso di prodotti nocivi che causano l’ampliamento del fenomeno (i clorofluorocarburi).

    Buco dell’ozono: quali sono le conseguenze?

    La riduzione dello strato di ozono rappresenta un grave pericolo per la salute dell’uomo, degli animali e delle piante.

    Se la comunità internazionale non avesse cercato di limitare il problema, il fenomeno si sarebbe allargato fino alle aree abitate. Con il protocollo di Montreal la situazione è per fortuna migliorata e la speranza è quella di riuscire a ricostruire completamente l’ozono.

    Se questo fenomeno raggiungesse i continenti abitati, gli individui sarebbero esposti in maniera diretta ai raggi ultravioletti prodotti dal sole con gravi conseguenze per la salute, oltre a causare mutazioni del DNA.

    Per quanto riguarda l’ambiente, i raggi UV hanno un effetto negativo sulla fotosintesi clorofilliana delle piante. Questo porterebbe alla riduzione del loro accrescimento e quindi all’aumento delle aree deserte.

    Questo scenario catastrofico sembrerebbe in parte scongiurato, ma non si è risolto completamente e poi resta comunque il problema del cambiamento climatico.

    Quali sono i rimedi per combattere il buco dell’ozono

    Gli scienziati ipotizzano un ripristino totale dell’ozono intorno al 2060. Ma c’è anche da fare una distinzione tra emisfero meridionale e settentrionale. Per il primo bisognerà attendere un po’ di più, vista la sua maggiore estensione, per il secondo si potrebbe assistere ad una chiusura totale entro il 2030, sempre se continueremo a comportarci bene.

    E a tal proposito, ecco due semplici azioni per contribuire a combattere il fenomeno:

    1. utilizzare sistemi alternativi per nebulizzare i prodotti contenuti nelle bombolette, e altre sostanze per la refrigerazione dei frigoriferi e dei condizionatori;
    2. adottare nuovi gas propellenti al posto dei CFC.

    Il metano presente naturalmente svolge un ruolo benefico per quanto riguarda il buco dell’ozono. Spetta ai governi dare una svolta decisiva, ma non è da sottovalutare anche il valore dei comportamenti individuali.

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