Nell’opinione comune due termini come Volt e Ampère sono spesso confusi e identificati come sinonimi di corrente ma in realtà si tratta unità di misura che fanno riferimento a grandezze elettriche differenti.
L’equivoco nasce spesso dal fatto che anche due parole come tensione e corrente sono spesso utilizzate in modo improprio e senza distinzione alcuna, per questo è necessario fare chiarezza sulla definizione dei due termini prima di capire la reale differenza tra volt e ampere.
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Corrente e tensione: definizioni e differenze
La corrente è la quantità di cariche che scorrono tra due punti all’interno di un conduttore in un preciso intervallo di tempo, pertanto più sarà elevata più le cariche elettriche si muoveranno da un polo all’altro.
Ogni corpo è composto di atomi e riceve una forza dall’interno, proveniente dagli stessi elettroni, che, a loro volta, ricevono una spinta o forza dall’esterno che permette loro di spostarsi da un nucleo atomico ad un altro, dando così vita a flussi chiamati appunto corrente elettrica.
Proprio la differenza tra la carica o polo negativo e quello positivo di un conduttore, detto differenza di potenziale (o d.d.p.) è ciò che determina il passaggio di corrente elettrica, la cui unità di misura è rappresentata dall’Ampère, indicato con il simbolo A.
Tale differenza di potenziale tra due punti interni ad un campo elettrico si definisce tensione ed è espressa in Volt, unità di misura rappresentata dal simbolo V.
In una comune presa elettrica non è possibile individuare la corrente vera e propria ma vi è la tensione che la origina, che solitamente si aggira intorno a 220 volt.
Analizzando la struttura di una normale presa di corrente domestica, infatti, potremo notare la presenza di tre fori, dei quali, uno di quelli laterali rappresenta la tensione ovvero la forza necessaria per spingere le cariche elettriche a generare corrente, il secondo servirà a riceverla mentre quello centrale ha una funzione di sicurezza.
Solo inserendo una spina all’interno dell’interruttore è possibile generare la corrente grazie al collegamento tra i due fori.
Ovviamente la quantità di corrente generata può essere variabile in rapporto alla resistenza che essa incontra, anzi potremmo affermare che maggiore è la resistenza e minore è il passaggio di corrente all’interno di un corpo.
Proprio il passaggio di corrente divide anche i materiali in diverse tipologie, i conduttori e gli isolanti.
I primi identificano quelli che favoriscono il passaggio di elettricità grazie alla libertà di movimento degli elettroni, mentre i secondi, al contrario, la ostacolano per l’impossibilità degli elettroni di spostarsi liberamente.
Il rapporto tra due grandezze elettriche come la corrente e la tensione e quello con la resistenza è definito da una formula, chiamata Legge di Ohm, ecco di che cosa si tratta.
La legge di Ohm: definizione e formula
La Legge di Ohm non è altro che una formula che stabilisce la relazione tra tre grandezze elettriche, due sono appunto la corrente e la tensione, la terza è la resistenza.
Secondo tale legge la corrente (I) è uguale alla tensione diviso la resistenza, secondo la formula:
I=V/R
Da ciò deriva, pertanto, anche la definizione di tensione (V), che corrisponde alla moltiplicazione della resistenza per la corrente secondo la formula:
V = R×I
La resistenza: che cos’è e qual è la sua funzione
La Legge di Ohm, sulla base del concetto di corrente e di tensione, permette, dunque, di definire anche il concetto di resistenza, espressa con il simbolo R, che non sarà altro che il rapporto tra la tensione e la corrente.
Per comprendere meglio la definizione di queste tre grandezze è utile fare riferimento ad un circuito idraulico, dove l’acqua è dotata di un determinato livello di energia potenziale, o tensione, che tenderà a trasformarsi in energia cinetica se liberata attraverso l’apertura del rubinetto, generando così un flusso, la corrente elettrica appunto.
Restando nel campo idraulico, dunque, la corrente sarà rappresentata dalle molecole d’acqua che scorrono in un determinato arco di tempo.
La resistenza, invece, è quell’elemento che genera un ostacolo al passaggio della corrente, pertanto, nel nostro esempio, potrebbe identificarsi con le dimensioni del tubo del rubinetto che regola l’erogazione del flusso d’acqua.
All’aumentare della grandezza del tubo si avrà pertanto una minore resistenza al passaggio dell’acqua.
Facendo riferimento ai circuiti elettrici, invece, al posto del tubo prenderemo in considerazione un cavo elettrico come elemento conduttore e in sostituzione del flusso d’acqua sarà analizzata la corrente elettrica.
Se, nel caso di un circuito idraulico l’acqua scorre più velocemente all’aumentare della differenza di altezza, in quello elettrico, invece, si ha una differenza di potenziale elettrico, la tensione appunto, all’aumentare della quale cresce anche l’intensità della corrente.
Questi avviene all’interno di un conduttore, dove, all’aumentare della differenza di potenziale si incrementa la spinta di movimento degli elettroni, chiamata anche tensione o voltaggio, da cui deriva la parola Volt (V), che altro non è che la sua unità di misura.
Qual è la differenza tra Volt e Ampère?
Dopo aver chiarito i concetti di corrente e tensione sarà naturale comprendere la differenza tra Ampère e Volt, che non sono altro che le rispettive unità di misura delle due grandezze, come si è visto.
Più precisamente per Volt (V) si intende anche voltaggio ossia la tensione o forza elettrostatica di un campo elettrico.
Nel caso della potenza elettrica, in Volt può essere misurata anche la forza elettromotrice ossia la forza applicata ad un corpo.
Non a caso per potenza si intende il lavoro esercitato da una forza o da un insieme di forze su di un corpo in un preciso intervallo di tempo.
A differenza del Volt, invece, l’Ampère si riferisce all’intensità elettrica, intesa come quantità di cariche che si spostano all’interno di un conduttore.