Il taser è una pistola elettrica, detto anche dissuasore o storditore, che viene classificata tra le armi da difesa in quanto utilizza l’elettricità per generare una contrazione muscolare talmente forte da paralizzare la persona colpita.
Il taser è dotato, infatti, di basso voltaggio ed è oggi utilizzato dalle Forze dell’Ordine del nostro Paese in condizioni di sicurezza, ma prima di approfondirne il funzionamento apriamo una parentesi per risalire alle sue origini.
Taser come arma da difesa: storia e origini
Il taser ebbe origine agli inizi del 1970 da un’idea del tutto innovativa di John Cover, che consisteva nell’utilizzare due freccette collegate ad un generatore di scarica con un sottile filo elettrico isolato ad una distanza di 5 o 6 metri per produrre una scarica elettrica a distanza.
Il taser, il cui acronimo, Thomas A. Swift’s Electronic Rifle rimanda ad un eroe del fumetto dell’epoca, Thomas A. Swift appunto, nacque da un miglioramento dei manganelli elettrici e ispirò la realizzazione delle prime armi ad alto voltaggio, che furono progettate a partire dal 1998.
Oggi sono 107 i paesi che utilizzano quest’arma, tra cui Germania, Brasile, Regno Unito, Finlandia e Canada, in Italia il taser è considerato un’arma, seppur non da fuoco, pertanto, come tale, richiede il porto d’armi per possederla e una licenza per importarla.
Proprio al fine di chiarirne l’utilizzo e regolamentarne l’acquisto, nel 1997 il Ministero dell’Interno diffuse una circolare speciale, mentre fu soltanto nel 2014 che nacquero le prime ipotesi di estenderne l’uso alle forze dell’Ordine per motivi di sicurezza.
La data più significativa fu il 4 Luglio 2018, che segnò appunto l’adozione di quest’arma come dotazione sperimentale dell’Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e Polizia di Stato nel territorio Italiano, limitatamente a 12 città.
Vediamo quindi quale modello è stato maggiormente adottato ma soprattutto qual è il voltaggio del taser e quali sono i principi che ne regolano il funzionamento.
Come funziona il taser e qual è il voltaggio
Il taser, a seconda dei modelli, può funzionare ad una cartuccia, come nel caso dello X26P, o a due cartuccie, come nello X2.
Lo X2, che è appunto il modello di taser utilizzato dalle forze di pubblica sicurezza in Italia, funziona con un sistema di mira a doppio laser che permette di sparare in modo semiautomatico due cartucce, in caso di bersaglio mancato.
Grazie alla batteria al litio di cui è dotato, questo strumento assicura un minimo di 50 lanci o scariche e permette di colpire il dissuasore fino a sette metri di distanza con una scarica elettrica a intensità regolare controllata della durata di cinque secondi.
I due elettrodi da cui è costituito questo strumento utilizzano un flusso di corrente elettrica ad alto voltaggio e basso amperaggio, cioè colpiscono il soggetto con una bassa intensità di corrente.
Premendo il grilletto vengono sparate due freccette, ossia gli elettrodi, che si legano al taser con due cavi elettrici isolati di lunghezza non superiore agli otto metri, che attivano la scarica sul bersaglio colpito.
L’elettricità che scorre nei cavi è in grado di immobilizzare il soggetto che ne viene colpito identificandosi con la carica elettrica che scorre all’interno di un materiale conduttore.
Qual è il voltaggio del taser: scarica prodotta e pericoli
La scarica elettrica prodotta dal taser è ad alto voltaggio e a bassa intensità, dove per voltaggio si intende la differenza di potenziale e per intensità la quantità di cariche elettriche che passano all’interno dello strumento.
In linea di massima il voltaggio del taser si misura in una scarica di 50.000 volt, mentre l’amperaggio è in genere pari a 6 milliampère, a patto di considerare una batteria di 7,2 volt.
La scarica elettrica del taser, soprattutto in riferimento ad un amperaggio così basso, non sarebbe in grado di generare effetti di immobilizzazione, pertanto la carica viene concentrata in un condensatore e rilasciata a impulsi di 4 o 5 microsecondi, con una frequenza di circa quindici impulsi al secondo.
Paragonata ad un getto d’acqua ad alta pressione che ne trasporta però ridotte quantità, la scarica elettrica del taser si avvale di impulsi ben calibrati proprio al fine di generare una contrazione involontaria di tutti i muscoli del corpo del soggetto colpito, rendendolo temporaneamente incapace di qualsiasi movimento.
Secondo la relazione dell’Ufficio federale di Giustizia della Confederazione Elvetica, il taser sarebbe responsabile di trasmettere al corpo umano pericolosi flussi di tensione pari a 900 volt, con un’intensità di 3,3 ampère, generando impulsi elettrici di 100 microsecondi.
In realtà il flusso di corrente emesso dal Taser è di tipo continuo, per questo motivo non ha effetti mortali sul corpo umano, sebbene sia in grado di interferire con i segnali elettrici che esso è in grado di trasmettere, in misura variabile a seconda delle parti colpite e della distanza tra le frecce.