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    Quanto inquina l’olio esausto?

    quanto inquina l olio esausto

    da Redazione | 12 Luglio 2021

    L’olio di frittura diventa un rifiuto dannoso quando, dopo il suo utilizzo, subisce un processo di ossidazione, assorbendo le sostanze inquinanti derivanti dalla carbonizzazione dei residui dei cibi che vengono cotti o fritti con esso. Si chiama olio esausto perché non è più utilizzabile per la perdita delle sue caratteristiche organolettiche.

    Ai sensi del D.lgs. 3 aprile 2006, n. 152, i produttori industriali di olio vegetale esausto sono obbligati alla raccolta, recupero e riciclaggio degli oli e grassi vegetali e animali usati. Tuttavia, solo una piccola parte di questo olio usato viene raccolta e smaltita in maniera corretta. Quanto inquina l’olio esausto? In questo articolo parliamo dei danni causati da uno scorretto smaltimento e di cosa fare per evitare conseguenze nocive per l’ambiente.

    Oli esausti: qualche dato

    Ti è avanzato dell’olio di frittura? Fermati, non buttarlo nel lavandino. L’olio alimentare esausto non è biodegradabile e infatti danneggia l’ambiente, le tubature e gli impianti di depurazione. Un solo litro di olio è sufficiente per contaminare circa 1 milione di litri d’acqua!

    Se gettato nel lavandino o nel bagno, l’olio per alimenti proveniente dalla frittura può creare consistenti danni ambientali perché giunge fino agli scarichi della rete fognaria e senza impianti di depurazione arriva direttamente al suolo, si immette nei corsi d’acqua, in mare o contamina le falde acquifere. Quando la rete fognaria dispone, invece, di un impianto di depurazione non si ha un impatto ambientale ma un ingente danno economico per i cittadini, in quanto aumenta il costo di trattamento delle acque reflue.

    Il consumo medio di olio vegetale pro capite in Italia all’anno è di circa 25 kg. Si stima un residuo non utilizzato pari a più di 280 mila tonnellate di olio vegetale esausto, principalmente presente sotto forma di residui di fritture, così suddiviso:

    • Circa 65 mila tonnellate vengono prodotte dalla ristorazione.
    • 45 mila tonnellate dalle attività commerciali e industriali.
    • 170 mila tonnellate derivanti da consumi domestici nelle abitazioni.

    Smaltimento non corretto dell’olio alimentare esausto: conseguenze

    L’olio e i grassi vegetali non sono considerati dannosi per la salute dell’uomo, ma sono potenzialmente nocivi per gli ecosistemi se smaltiti in maniera non corretta.

    Ecco gli effetti che può provocare uno smaltimento inadeguato dell’olio esausto:

    • Malfunzionamento degli impianti di depurazione delle acque.
    • Inquinamento del suolo: l’olio usato crea una superficiale pellicola impermeabile che impedisce il passaggio dell’acqua compromettendo l’esistenza di flora e fauna.
    • Inquinamento delle falde: l’olio esausto quando raggiunge una falda può avere un impatto sui pozzi di acqua potabile, rendendoli inutilizzabili.
    • Incremento dei costi globali per l’impianto di depurazione delle acque: se smaltiti nella rete fognaria, gli oli vegetali esausti intasano condutture e depuratori.
    • Inquinamento di fiumi, mari e bacini idrici: l’olio usato impedisce l’ossigenazione dell’acqua e la penetrazione in profondità dei raggi solari.

    Come smaltire l’olio di frittura?

    Ora che hai compreso quanto inquina l’olio esausto, per evitare conseguenze dannose per l’ambiente tieni da parte l’olio fritto in un recipiente e portalo in una delle isole ecologiche a te più vicine. In alternativa, puoi rivolgerti ai supermercati o distributori di benzina che offrono il servizio di ritiro gratuito dell’olio esausto.

    L’olio esausto raccolto può essere utilizzato per produrre bio-diesel e olio lubrificante base rigenerato per macchine agricole, glicerina per la saponificazione e combustibile per il recupero energetico. L’Italia si aggiudica il primato di primo Paese europeo nella rigenerazione dell’olio lubrificante usato.

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