Il gas naturale è una delle principali fonti di energia utilizzate in Italia: serve per riscaldare case e uffici, alimentare le centrali elettriche e sostenere l’industria. Ma da dove arriva davvero il gas che utilizziamo ogni giorno?
La risposta è complessa, perché il sistema energetico italiano si basa in larga parte sulle importazioni di gas provenienti da diversi Paesi e trasportate attraverso una rete di gasdotti internazionali e rigassificatori.
Negli ultimi anni, la provenienza del gas in Italia è cambiata profondamente, soprattutto dopo la riduzione quasi totale del gas russo. In questo articolo analizziamo le principali rotte di approvvigionamento, i Paesi fornitori e le strategie di diversificazione energetica adottate per garantire la sicurezza e la continuità delle forniture.
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L’Italia e il gas: un equilibrio delicato
Il nostro Paese è fortemente dipendente dalle importazioni: circa il 95% del gas naturale utilizzato in Italia proviene dall’estero, mentre la produzione interna copre meno del 5% del fabbisogno. Questo combustibile resta una risorsa chiave per la nostra economia: viene impiegato per il riscaldamento domestico, per la produzione di energia elettrica, ma anche in ambito industriale e nei trasporti.
In termini di consumi, l’Italia utilizza ogni anno decine di miliardi di metri cubi di gas, con valori che variano in base alle stagioni e alla domanda energetica. Secondo i più recenti report, i consumi di gas in Italia stanno progressivamente diminuendo grazie all’efficienza energetica e alla diffusione delle rinnovabili, ma restano comunque elevati rispetto alla media europea. Si stima che vengano utilizzati in media centinaia di milioni di metri cubi di gas al giorno.
Per rispondere a questa domanda costante, l’Italia ha costruito una rete di gasdotti internazionali che collegano il Paese con l’Europa, l’Africa e l’Asia, oltre a una serie di terminali di rigassificazione che permettono di ricevere il GNL (gas naturale liquefatto) via mare. Questa infrastruttura capillare consente di garantire forniture stabili e di diversificare le fonti di approvvigionamento, una strategia fondamentale dopo la drastica riduzione del gas proveniente dalla Russia.
La fine del gas russo: una svolta storica
Fino al 2021, la Russia era il principale fornitore di gas dell’Italia, con oltre il 40% del totale delle importazioni.
Il gas arrivava attraverso il gasdotto TAG (Trans Austria Gas Pipeline), che collegava la Russia all’Italia passando per l’Ucraina e l’Austria.
Dopo l’invasione dell’Ucraina e le conseguenti tensioni geopolitiche, l’Italia ha progressivamente ridotto la dipendenza dal gas russo, fino a scendere sotto il 5% nel 2024.
Oggi, la quota russa è quasi nulla, sostituita da forniture provenienti da Algeria, Azerbaigian, Nord Europa e GNL.
Questa trasformazione ha comportato enormi cambiamenti logistici ed economici, ma anche una maggiore stabilità nel lungo periodo, grazie alla diversificazione delle fonti.
Le nuove rotte del gas in Italia
1. Algeria: il primo fornitore
L’Algeria è oggi il principale fornitore di gas naturale per l’Italia, con oltre il 35% delle importazioni totali.
Il gas algerino arriva attraverso il gasdotto TransMed (Enrico Mattei), che parte dai giacimenti del deserto algerino, attraversa la Tunisia e approda a Mazara del Vallo, in Sicilia.
Da lì viene distribuito alla rete nazionale.
Negli ultimi anni, grazie agli accordi tra ENI e la compagnia algerina Sonatrach, i flussi di gas da questo Paese sono stati aumentati, compensando in parte la riduzione di quelli russi.
2. Azerbaigian: il gas del Caucaso
L’Azerbaigian rappresenta una fonte sempre più strategica per l’Italia.
Il gas azero arriva attraverso il gasdotto TAP (Trans Adriatic Pipeline), operativo dal 2020, che trasporta il gas dai giacimenti del Mar Caspio, attraversando Georgia, Turchia, Grecia e Albania, per poi approdare a Melendugno, in Puglia.
Il TAP copre oggi circa il 15% delle importazioni italiane e ha un ruolo chiave nella diversificazione energetica europea, riducendo la dipendenza da Mosca.
3. Nord Europa e Norvegia: stabilità e continuità
Un’altra fetta importante del gas italiano arriva dal Nord Europa, in particolare dalla Norvegia, che fornisce circa il 10% del fabbisogno tramite connessioni con la rete europea.
Il gas norvegese è considerato tra i più affidabili in termini di continuità di fornitura e qualità, ed è trasportato attraverso il gasdotto Transitgas, che attraversa Svizzera e Germania prima di arrivare in Italia.
Questa rotta garantisce un’alternativa stabile, soprattutto nei mesi invernali quando i consumi aumentano.
4. Libia: una fonte preziosa ma instabile
Il gas proveniente dalla Libia arriva attraverso il gasdotto GreenStream, lungo oltre 500 chilometri, che collega Mellitah (in Libia) a Gela, in Sicilia.
Copre oggi circa il 5% delle importazioni, ma le forniture sono soggette a forti fluttuazioni a causa dell’instabilità politica del Paese.
Nonostante ciò, il gas libico rappresenta ancora un tassello importante del mix energetico italiano.
5. GNL: il gas via nave
Un contributo sempre più rilevante arriva dal GNL (gas naturale liquefatto), trasportato via nave e rigassificato nei porti italiani.
Attualmente, l’Italia dispone di tre principali terminali di rigassificazione:
- Panigaglia (La Spezia);
- Livorno (OLT Offshore LNG Toscana);
- Rovigo (Adriatic LNG).
A questi si aggiungono due nuove strutture galleggianti, a Piombino e Ravenna, operative dal 2024.
Il GNL proviene da diversi Paesi, tra cui Qatar, Stati Uniti, Nigeria e Angola, e rappresenta circa il 20% dell’import complessivo.
Grazie al GNL, l’Italia ha acquisito una maggiore flessibilità energetica, potendo acquistare gas sul mercato internazionale in base a prezzo e disponibilità.
Gli stoccaggi di gas in Italia
Oltre all’importazione, l’Italia dispone di una rete di stoccaggi sotterranei che svolge un ruolo fondamentale per la sicurezza energetica nazionale.
Gli stoccaggi consentono di accumulare gas nei mesi estivi, quando la domanda è più bassa, e di utilizzarlo in invernoper coprire i picchi di consumo.
Il sistema italiano conta circa 13 siti di stoccaggio, distribuiti principalmente in Lombardia, Emilia-Romagna e Abruzzo, per una capacità complessiva di oltre 17 miliardi di metri cubi.
Questa riserva strategica garantisce una delle maggiori autonomie stagionali in Europa, proteggendo il Paese da possibili interruzioni delle forniture.
Come ridurre l’impatto dei consumi domestici
Anche se la provenienza del gas dipende da complesse dinamiche internazionali, il consumatore può agire in prima persona per limitare gli sprechi e ridurre i costi energetici.
Scegliere caldaie ad alta efficienza, ottimizzare il riscaldamento e monitorare i propri consumi sono azioni che fanno la differenza.
La strategia di diversificazione energetica
Negli ultimi anni, il governo italiano ha adottato una strategia di lungo periodo per diversificare le fonti di approvvigionamento e aumentare l’indipendenza energetica.
Gli accordi bilaterali con Algeria, Azerbaigian, Qatar e altri Paesi hanno permesso di rendere l’Italia un hub energetico per il Sud Europa.
Parallelamente, il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) punta a ridurre progressivamente l’uso del gas a favore di fonti rinnovabili e biometano, mantenendo però le infrastrutture strategiche come garanzia di stabilità.
Capire da dove arriva il gas in Italia significa comprendere quanto sia complesso l’equilibrio tra sicurezza energetica, sostenibilità e costi per i cittadini.
Le rotte del gas, i rigassificatori e gli stoccaggi rappresentano un’infrastruttura vitale per il Paese, ma anche una sfida ambientale che richiede una gestione intelligente delle risorse.
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Perché il futuro dell’energia in Italia non si misura solo in metri cubi di gas, ma nella capacità di costruire un sistema sostenibile, sicuro e rispettoso dell’ambiente.







