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    Che cos’è l’economia circolare?

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    da Redazione | 20 Aprile 2021

    Il 2020 è stato l’anno dell’economia circolare, un modello di produzione e consumo che sempre più si sta adottando tra i paesi dell’Unione Europea. Una misura che rientra nel piano di salvaguardia del pianeta dalla produzione di rifiuti (se ne producono troppi, oltre 4 tonnellate l’anno nell’UE).

    Ma che cos’è l’economia circolare? Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta, i vantaggi e i suoi 5 criteri fondamentali.

    Economia circolare vs economia lineare

    L’Unione Europea sta aggiornando la legislazione sulla gestione dei rifiuti in modo che si attui la transizione verso una nuova economia circolare come alternativa all’attuale modello economico lineare. Infatti, lo scorso anno ha presentato il piano d’azione che include proposte per ridurre i rifiuti e per progettare prodotti più sostenibili.

    A febbraio 2021 il Parlamento europeo ha votato per il piano d’azione per l’economia circolare, con ben 574 voti a favore, chiedendo di introdurre misure per arrivare ad un’economia a zero emissioni di carbonio, libera dalle sostanze tossiche e completamente circolare entro il 2050. Ha chiesto, inoltre, di includere norme più rigide sul riciclo e obiettivi vincolanti per il 2030 sull’uso ed eco-sostenibilità dei materiali.

    Il tradizionale modello economico lineare è fondato sul tipico schema: estrarre, produrre, utilizzare e gettare. Dipende dalla disponibilità di grandi quantità di materiali ed energia facilmente reperibili e a basso costo; non è più adatto, dunque, alla realtà in cui ci troviamo ad operare.

    Compiere la transizione verso un sistema economico circolare è necessario perché è sempre in aumento la domanda di materie prime e di risorse che però scarseggiano. Alcuni stati membri dell’UE dipendono da altri paesi per quanto concerne l’approvvigionamento di materie prime. L’estrazione e l’utilizzo delle materie prime producono un grande impatto sull’ambiente e aumentano il consumo di energia e le emissioni di Co2. Usare in maniera razionale le materie prime contribuirebbe a ridurre le emissioni.

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    Definizione di modello economico circolare

    Nel 2009 viene istituita la Ellen MacArthur Foundation, dal nome della sua fondatrice e presidente Ellen MacArthu. La fondazione ha definito l’economia circolare come un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. Un modello basato sulla rigenerazione dei materiali, che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione e riciclo dei materiali esistenti il più a lungo possibile. Si chiama circolare perché funziona per cicli, come la natura.

    Questo modello permette di estendere il ciclo di vita dei prodotti, riducendo così i rifiuti al minimo. I materiali di cui è composto un prodotto, una volta terminata la sua funzione, vengono reintrodotti nel ciclo economico, quando possibile. In questa maniera generano ulteriore valore, riducendo al massimo gli sprechi.

    Adottare un modello economico circolare significa ragionare in una logica di eco-design, lavorando sui concetti di: modularitàlongevitàriparabilità e riciclabilità dei prodotti e dei servizi offerti e su modelli di consumo basati sulla condivisione e sul prodotto come servizio. Ecco i 5 pilastri sui cui si fonda la circular economy.

    I 5 principi base dell’economia circolare

    L’economia circolare è un sistema pianificato per autorigenerarsi e prevede cinque principi fondamentali:

    1. Prodotto come Servizio (PaaS).
    2. Materiali sostenibili e innovativi: dare priorità alla versatilità e adattabilità del prodotto affinché si recuperino i materiali e si eviti che finiscano in discarica.
    3. Condivisione della proprietà (sharing economy): indica la possibilità di condividere un bene o un servizio. Ad esempio, una macchina può essere condivisa tra 10-12 persone. In questo modo non resterà ferma il 92% del tempo della sua vita, come accade normalmente.
    4. Rigenerazione del prodotto e catena di produzione circolare: si promuove il recupero dei materiali che compongono l’oggetto.
    5. Maggiore durata della vita di un prodotto: si propongono oggetti con durata di vita superiore a prezzo maggiorato.

    È necessario eliminare a poco a poco il concetto di “usa e getta” perché gli oggetti e il packaging monouso sono un enorme spreco di risorse ed energia, di qualsiasi materiale si tratti.

    I vantaggi dell’economia circolare

    Scopriamo i benefici che porterebbe la transizione all’economia circolare secondo l’Ellen MacArthur Foundation:

    • Riduzione delle emissioni di Co2 del 48% entro il 2030.
    • Più sicurezza circa la disponibilità di materie prime.
    • Impulso all’innovazione e alla crescita economica.
    • Più posti di lavoro (si stimano 2 milioni di nuovi posti di lavoro – in Italia 190.000 – entro il 2030).

    Con l’economia circolare si affronterebbe la scarsità di risorse, il riscaldamento globale e la gestione dei rifiuti. La produzione dei materiali che utilizziamo ogni giorno è responsabile del 45% delle emissioni di gas serra. Grazie a questo sistema, si ridurrebbe la pressione sull’ambiente. I consumatori, inoltre, potranno avere prodotti più innovativi e durevoli nel tempo in grado di migliorare la qualità della vita e generare un risparmio.

    Il Circular Economy Action Plan

    Nel marzo del 2020 è stato creato il Circular Economy Action Plan, che segue le linee guida del Pacchetto sull’Economia Circolare, scritto dall’UE e contenete le 54 azioni per agevolare il passaggio ad un’economia circolare europea. Parte quindi dalla progettazione e dai processi produttivi, alla promozione di un consumo sostenibile. Questo pacchetto di norme, obbligherà i Paesi membri a riciclare almeno il 70% dei rifiuti urbani e l’80% dei rifiuti da imballaggio, vietando di buttare in discarica i rifiuti biodegradabili e riciclabili. Il Pacchetto sull’EC dovrebbe entrare in vigore dal 2030.

    Alcuni numeri

    L’Italia si colloca in una buona posizione nel quadro europeo in materia di protezione dell’ambiente e risparmio sui costi di produzione e gestione degli utili. Ma essendo tra i più popolosi dell’UE produce più rifiuti urbani della media europea.

    Ogni cittadino europeo consuma quasi 15 tonnellate di materie prime e genera 4,5 tonnellate di rifiuti l’anno.

    In base al rapporto “No time to waste”, solo il 25% dei rifiuti nel mondo viene riutilizzato o riciclato. Da qui al 2030 si stima che il livello fra domanda e offerta di materie prime industriali si attesterebbe a circa 8 miliardi di tonnellate alla fine del prossimo decennio, per poi salire ulteriormente. Nel 2050, secondo alcune ricerche, si arriverebbe a toccare 29 miliardi di tonnellate. Considerando questi dati, risulta fondamentale adottare sistemi di gestione e riutilizzo degli scarti per tutti gli aspetti che riguardano i cambiamenti climatici. Per passare dal modello lineare all’economia circolare occorre un cambio di mentalità a tutti i livelli.

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