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Cos’è il Protocollo di Kyoto e chi sono le nazioni firmatarie

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da Redazione | 17 Dicembre 2019

Negli ultimi decenni l’aumento delle emissioni di gas nocivi, causato dalle attività industriali, ha indotto pericolosi cambiamenti climatici ed il surriscaldamento globale dell’atmosfera.

L’attenzione e la sempre maggiore sensibilità verso il problema dell’effetto serra e dei cambiamenti climatici ha condotto alla fondazione dell’Intergovernmental Panel of Climate Change (IPCC), ente scientifico delle Nazioni Unite, con il compito di analizzarne le cause e proporre soluzioni per limitarne lo sviluppo.

Proprio con queste finalità, nel 1997 venne siglato a Kyoto, in Giappone, un accordo internazionale, che ebbe, in particolare, l’obiettivo di ridurre le emissioni in atmosfera dei principali gas serra, responsabili dell’inquinamento e dell’effetto serra.

Protocollo di Kyoto: che cos’è e cosa prevede

Il Protocollo di Kyoto è un trattato per l’ambiente nato per contrastare il fenomeno del surriscaldamento globale e redatto da più di 180 paesi in occasione della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC).

Entrato in vigore nel 2005, il trattato richiedeva ai paesi firmatari una riduzione pari al 5,2% delle emissioni dei principali gas serra rispetto ai livelli raggiunti nel 1990 nel periodo compreso tra il 2008 e il 2012.

Più precisamente, il Protocollo di Kyoto stabiliva che tali gas responsabili di riscaldare il clima terrestre, per questo chiamati climalteranti, fossero ridotti secondo percentuali variabili da Stato a Stato.

I paesi sottoscrittori, definiti Parti, erano obbligati a stilare un sistema di monitoraggio e di assorbimento dei gas ad effetto serra, da aggiornare annualmente, impegnandosi al tempo stesso nella protezione delle aree boschive e di foreste che assorbono anidride carbonica e nell’aiuto ai Paesi in via di sviluppo al fine di limitare le emissioni inquinanti.

In particolare l’obiettivo principale è rappresentato dalla riduzione di gas serra inquinanti come biossido di carbonio, metano, protossido di azoto, idrofluorocarburi, perfluorocarburi ed esafluoruro di zolfo, mentre i settori di applicazione sono soprattutto l’industria, lo smaltimento dei rifiuti, l’energia e l’agricoltura.

Il mancato raggiungimento degli obiettivi stabiliti prevede l’applicazione di severe sanzioni per i paesi industrializzati, mentre per quelli in via di sviluppo sono previste regole meno rigide.

Vediamo nel dettaglio quali sono i Paesi firmatari e gli strumenti a loro disposizione per la realizzazione degli obiettivi previsti dal Protocollo di Kyoto.

Protocollo di Kyoto: quali sono le nazioni firmatarie

Il trattato climatico di Kyoto prima di entrare ufficialmente in vigore prevedeva di essere ratificato da almeno 55 nazioni firmatarie, le quali dovevano rappresentare non meno del 55% delle emissioni nocive di natura antropica responsabili dell’effetto serra, in particolare del monossido di carbonio.

Questo obiettivo fu raggiunto soltanto nel 2005, ossia ben dopo otto anni dalla sottoscrizione del protocollo, quando la Russia siglò la sua adesione ufficiale al trattato.

Il protocollo di Kyoto si articola dunque in due fasi, la prima della durata di quattro anni, che va dal 2008 al 2012 ed una seconda fase, iniziata dopo la ratifica della Russia, che ne prolungherà la durata per altri otto anni, ossia fino al 2020.

Al termine della prima fase, esattamente nel 2013, gli Stati aderenti al Protocollo di Kyoto risultavano essere 192, anche se non tutti ratificheranno la propria adesione, tra questi gli Stati Uniti, che si inserirono tra i paesi firmatari esattamente nel 1998 e il Canada, che pur avendo firmato l’accordo, fu poi il primo paese ad uscirne.

L’Australia, entrata a far parte dei Paesi firmatari nel 2007, non ha poi ratificato l’accordo, mentre altre nazioni come Cina, India e Brasile sono esenti da specifici obblighi.

Pur rientrando tra i paesi firmatari e nonostante abbiano ratificato regolarmente l’accordo, questi Paesi sono esentati dalle riduzioni di emissioni di anidride carbonica.

L’Italia ha ratificato, invece, la sua adesione al Protocollo il primo giugno del 2002.

Ad oggi, i Paesi che hanno ratificato il Protocollo di Kyoto o avviato le procedure per farlo risultano 175 e rappresentano il 61,6% delle emissioni di gas serra del nostro Pianeta.

Protocollo di Kyoto: gli strumenti dell’accordo

Il Protocollo di Kyoto, oltre a stabilire gli obblighi specifici con cui gli stati firmatari avrebbero dovuto raggiungere l’obiettivo finale, ossia provvedere alla riduzione dell’emissioni nocive, ha formalizzato anche gli strumenti per favorirne la concreta attuazione, essi sono:

Join Implementation

Si tratta di uno strumento di cooperazione tra stati per la realizzazione congiunta degli obblighi previsti dal Protocollo di kyoto.

Questo metodo viene attuato all’interno del gruppo di Paesi a cui il Trattato impone la riduzione delle emissioni nocive, i quali lo utilizzano per riuscire a portare a termine gli impregni pattuiti con una distribuzione degli obblighi differente da quella prevista dall’accordo.

L’obiettivo della formazione di questi gruppi congiunti è riuscire a rispettare l’obbligo complessivo stabilito dal trattato grazie all’unione degli obblighi individuali facenti capo ai paesi firmatari.

Emission Trading

Questo secondo strumento messo a disposizione per la realizzazione degli obblighi previsti dall’accordo di Kyoto consiste nella vendita di quote di emissione tra Paesi.

In sostanza se uno dei Paesi firmatari dell’accordo riesce a ridurre le proprie emissioni inquinanti in percentuali molto superiori a quelle previste dal Trattato di Kyoto può avvalersi della possibilità di vendere la quota eccedente ad un altro Paese che non riesce, invece, a raggiungere il suo obiettivo.

I diritti di emissione non possono, tuttavia, essere commercializzati liberamente ma possono realizzarsi soltanto a patto che i paesi coinvolti nella compravendita delle quote collaborino in un comune progetto volto alla riduzione delle emissioni inquinanti nell’atmosfera, che a sua volta dovrà essere approvato e reso ufficiale.

Clean Development Mechanism

Questo strumento rappresenta un sistema di collaborazione e cooperazione internazionale che unisce Paesi industrializzati e in via di sviluppo in progetti e programmi finalizzati all’attuazione degli obiettivi stabiliti dal Protocollo di Kyoto ed in particolar modo alla sostenibilità ambientale.

Nonostante l’impegno dei paesi firmatari e gli strumenti messi a disposizione per l’attuazione degli impegni accordati con il Trattato di Kyoto siano finalizzati ad una significativa riduzione dell’inquinamento atmosferico, essi sembrano non essere sufficienti a limitare gli effetti del surriscaldamento.

Per stabilizzare i gas serra e rallentare i cambiamenti climatici in corso, secondo gli scienziati, sarebbe necessario ridurre le emissioni inquinanti del 60-80%, senza peraltro riuscire ad eliminare del tutto l’effetto serra per almeno due secoli.

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