Dove sono le 7 centrali a carbone in Italia?

Le 7 centrali a carbone in Italia

da Redazione | 24 Gennaio 2023

Le sette centrali a carbone in Italia con la guerra in Ucraina potrebbero risultare essenziali per l’approvvigionamento energetico nazionale: è quanto ha affermato l’ex premier Mario Draghi pochi giorni dopo l’inizio del conflitto.

Secondo quanto il governo italiano aveva annunciato nel 2017, all’interno del Piano strategico nazionale, le centrali a carbone in Italia erano interessate al cosiddetto “phase-out del carbone”, previsto per il 2025. Questo significa che gli impianti a carbone dovevano essere gradualmente fermati oppure riconvertiti, motivo per cui da 12 le centrali si sono ridotte a 7. Con la guerra in Ucraina e la conseguente crisi internazionale, queste centrali potrebbero essere invece riaperte ed utilizzate per “colmare eventuali mancanze nell’immediato” (Mario Draghi).

Vediamo ora dove sono queste 7 centrali a carbone in Italia.

Dove sono le 7 centrali a carbone in Italia?

Delle 12 centrali a carbone operative nel 2016 sono 7 quelle rimaste tutt’oggi in attesa di essere spente o riconvertite, come previsto dal phase-out del PNIEC.

Queste 7 centrali sono distribuite tra Sardegna, Lazio, Puglia, Liguria, Friuli Venezia Giulia e Veneto. Più precisamente, due si trovano in Sardegna (rispettivamente a Portovesme e a Porto Torres), una a Torrevaldaliga Nord (Lazio), una a La Spezia (Liguria), a Fusina (Veneto), a Monfalcone (Friuli-Venezia-Giulia) ed infine a Brindisi Nord (Puglia).

Ecco la lista delle 7 centrali a carbone in Italia:

  1. Portovesme, Sardegna, 480 MW
  2. Porto Torres, 600 MW
  3. Torrevaldaliga Nord, Lazio,1.980 MW
  4. La Spezia, Liguria, 682 MW
  5. Fusina, Veneto, 976 MW
  6. Monfalcone, Friuli Venezia Giulia, 336 MW
  7. Brindisi Nord, Puglia, 2.640 MW

Da dove proviene il carbone in Italia?

Abbiamo visto dove sono le 7 centrali a carbone in Italia, ma da dove arriva il carbone che bruciamo nel nostro Paese?

L’unico giacimento di carbone presente in Italia si trova in Sardegna, nel bacino, attivo fino al 2015, del Sulcis Iglesiente. Per il resto, nel nostro Paese non sono presenti giacimenti di carbone ed è necessario farlo arrivare via mare da altri paesi. In particolare, il 90% del carbone bruciato in Italia arriva da Sudafrica, Stati Uniti, Australia, Indonesia, Canada, Colombia, Cina, Venezuela e Russia.

Le centrali a carbone in Italia

La centrale termoelettrica Eugenio Montale di La Spezia, la cui capacità era pari a 682 MW (MegaWatt) è stata messa a riposo alla fine del 2021 (dicembre). La centrale Andrea Palladio di Fusina (provincia di Venezia) e la centrale Federico II di Brindisi sono state invece soggette ad una chiusura parziale. Le due centrali avevano una capacità rispettivamente di 976 MW e 2640 MW. Quest’ultima, la Federico II, era fra le centrali a carbone più grandi d’Europa.

Le centrali pienamente operative sono due: la centrale Torrevaldaliga Nord nel Lazio e la Grazia Deledda di Portovesme, in Sardegna. La prima ha una capacità di 1980 MW e si trova su un’area ampia ben 975 mila metri quadrati. La seconda centrale ha invece una capacità di 480 MW.

Oltre alla Grazia Deledda, l’altra centrale a carbone presente in Sardegna si trova vicino a Porto Torres. La sua potenza installata è di 600 MW.

Infine, l’ultima centrale rimasta si trova a Monfalcone, in provincia di Gorizia. Si tratta di una centrale termoelettrica che produce 336 MW di elettricità dal carbone.

Queste centrali coprono, complessivamente, quasi il 5% (4,9) del fabbisogno energetico del nostro Paese.

L’importanza dell’efficienza energetica

L’organizzazione ambientalista WWF ha dimostrato in un dossier che proseguendo con l’attuale velocità di estrazione, il carbone si esaurirà completamente entro il 2070, provocando un impatto ambientale devastante. Questo e mille altri motivi con riscontro ambientale hanno ormai reso incontestabile l’importanza di puntare su un modello energetico differente, incentrato sul risparmio, sull’efficienza energetica e sulle fonti rinnovabili. Se infatti il cambiamento climatico ci impone di attuare misure di adattamento e, per quanto possibile, di mitigazione dei danni, il carbone non è chiaramente la risposta a nessuna delle due richieste.

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