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C’era elettricità nell’antico Egitto?

c'era nell'Antico Egitto elettricità?

da Redazione | 02 Maggio 2022

Uno dei tanti misteri ancora irrisolti che affascina gli storici e archeologici di tutto il mondo riguarda la presenza o meno della corrente elettrica nell’Antico Egitto. È possibile che avessero scoperto la corrente elettrica 4000 anni prima di Benjamin Franklin? Vi siete mai chiesti come abbiano fatto a dar vita a delle opere d’arte tra le più affascinanti in templi senza luce?

Sono stati fatti molti studi, e alcune scoperte, come il ritrovamento delle lampade di Dendera, sembrano indicare la presenza nell’Antico Egitto dell’elettricità; ciò che è certo è che questa civiltà è stata capace di cose sorprendenti.

Facciamo un viaggio nel tempo e scopriamo alcune testimonianze ed interpretazioni che sono state fatte riguardo l’elettricità all’epoca degli antichi egizi.

Antico Egitto: elettricità sì o no?

La storia dell’Antico Egitto va dal 3900 a.C. al 342 a.C. e copre quindi un arco di 4 mila anni circa.

È la storia della civiltà che si è sviluppata lungo il fiume Nilo, presso l’attuale confine tra Egitto e Sudan. Comprende 30 dinastie regnanti riconosciute storicamente a cui si aggiungono altre non di governi autoctoni ma frutto di invasioni o di raggiungimento del potere da parte di regnanti stranieri.

Numerosi reperti indicano la possibilità che gli Antichi Egizi abbiano avuto accesso a delle tecnologie avanzate che hanno permesso loro di utilizzare batterie ed energia elettrica migliaia di anni fa e due dei pezzi archeologici più importanti sono le prove del possibile utilizzo di luce elettrica: le lampade di Dendera e l’enigmatica Pila di Baghdad.

Vediamo di che si tratta.

Le lampade di Dendera

Questa scoperta ha dato origine ad un dibattito che ancora oggi resta senza una verità certa.

Nel Tempio di Hathor a Dendera (Egitto), situato nei pressi di Tebe, è stato scoperto nel 1857 dall’archeologo francese Mariette un bassorilievo risalente alla IV dinastia, le cosiddette lampade di Dendera: dei geroglifici che raffigurano un dispositivo che si presenta secondo alcuni studiosi come un enorme lampadina antica. Vediamo le due diverse interpretazioni.

  • Secondo gli egittologi i bassorilievi indicano il serpente primordiale che nasce da un fiore di loto, un antico mito egizio, mentre il sostegno, simbolo dell’arte egiziana, è collegato con Osiride e raffigura la sua spina dorsale. La scena, dunque, rappresenterebbe la costruzione di due santuari primordiali.
  • I sostenitori della teoria alternativa cosiddetta archeologia misteriosa o pseudoarcheologia, credono invece che il gambo del fiore di loto sia una sorta di cavo elettrico di alimentazione e che il sostegno, che dovrebbe essere una rappresentazione della colonna dorsale del dio Osiride, sia la prima raffigurazione di un isolatore elettrico; il serpente, che nell’arte egizia era il simbolo di energia divina, indica il fascio di elettroni, le serpentine che si trovano all’interno dei “tubi di Crookes”, degli apparecchi in grado di emettere radiazioni. Infine, il dio Toth tiene in mano due coltelli che gli egizi erano soliti usare come simbolo di grande pericolo, proprio in corrispondenza del punto in cui dal tubo di Crookes escono i raggi X. Dunque, per i sostenitori di questa teoria è possibile che i sacerdoti egiziani siano stati i primi a sfruttare la potenza di questa nuova fonte per illuminare le loro tombe e i monumenti sotterranei.

La Pila di Baghdad

Nota anche come Pila dei Parti, è stata scoperta nel villaggio di Khuyut Rabbou’a (attuale Iraq), vicino Baghdad, nel 1936. Wilhelm König, direttore del Museo Nazionale dell’Iraq dell’epoca, è stato il primo a sostenere che questi misteriosi vasi di terracotta contenenti un cilindro di rame e una barra di ferro fossero delle antiche batterie. È probabile che come soluzione elettrolitica si sia potuto usare dell’aceto, succo d’uva o di limone. Degli esperimenti condotti con i modelli della Pila di Baghdad hanno prodotto tra 3 a 5 volt, una potenza bassissima ma si tratta pur sempre di una piccola illuminazione.

Queste batterie rappresentano una scoperta unica nel suo genere, che convalidano l’ipotesi che la civiltà egizia non era poi così primitivi e che anzi nell’Antico Egitto l’elettricità sarebbe stata un tipo di energia ampiamente sfruttata.

Nei corridoi delle piramidi così come nelle tombe dei sovrani non è stata mai trovata alcuna traccia di fuliggine e questo è un altro dato che farebbe pensare che queste aree venissero illuminate tramite elettricità, appunto tramite torce alimentate da fonti senza fili.

La piramide di Giza

Secondo alcune ricerche e teorie la piramide di Giza potrebbe essere stata un’enorme centrale elettrica. L’energia derivata dalle piramidi sarebbe stata convertita e combinata con radiazioni cosmiche attraverso la punta in oro della costruzione stessa. In questo modo si sarebbe prodotta abbastanza energia da alimentare dei monumenti grandiosi come il Faro di Alessandria. Anche questa rimane solo un’ipotesi di una storia antica non tramandata ma meravigliosa.

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