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Che cos’è la blue economy?

Cos'è la blue economy, sostenibilità

da Redazione | 09 Maggio 2023

La blue economy, in italiano economia blu, è un modello di sviluppo economico sostenibile, di cui per primo parlò l’economista belga Gunter Pauli più di un decennio fa. Negli ultimi anni, l’economia blu è sempre di più al centro dell’attenzione.

Vediamo allora tutto quello che c’è da sapere riguardo la blue economy: cos’è, quali sono i vantaggi e gli svantaggi ad essa legati e quale è la situazione italiana.

Blue economy: cos’è e come si differenzia dalla green economy

Blue economy. 10 anni. 100 innovazioni. 100 milioni di posti di lavoro è il titolo del libro pubblicato nel 2010 dall’economista belga Gunter Pauli, colui che ha introdotto questa nuova forma di economia sostenibile. Ma cosa è la blue economy?

Come è facile intuire dal nome, l’economia blu fa principalmente riferimento agli oceani e, in particolare, alla creazione di un ecosistema sostenibile (specialmente per quanto riguarda la pesca, l’acquacoltura, il turismo costiero e la nautica da diporto) attraverso l’innovazione tecnologica e la trasformazione ed il riuso dei rifiuti. Per dirla con le parole utilizzate dalla Banca Mondiale, l’economia blu è “l’uso sostenibile delle risorse oceaniche finalizzato alla crescita economica, al miglioramento dei mezzi di sussistenza e dell’occupazione, preservando, al contempo, la salute dell’ecosistema oceanico”.

L’obiettivo dell’economia blu è dunque quello di creare un sistema di crescita economica le cui emissioni di anidride carbonica siano nulle, migliorando le tecniche di produzioni già esistenti e trovandone di nuove. Fra le tecniche scientifiche utilizzate dall’ecomia blu menzioniamo la biomimesi: lo studio e l’imitazione dei processi biomeccanici e biologici di flora e fauna al fine di trovare soluzioni per l’attività umana, migliorare le tecniche di produzione esistenti e crearne di nuove.

La blue economy è un ramo della green economy o, per essere più precisi, un suo sviluppo. La differenza principale fra questi due tipi di economia sta nel fatto che, mentre la seconda punta ad una riduzione delle emissioni di anidride carbonica, la prima, come già accennato, punta al loro completo azzeramento. Inoltre, a differenza della economia verde, quella blu non prevede un aumento di investimenti da parte delle aziende; al contrario: prevede un minore impiego di capitali.

Vantaggi e svantaggi dell’economia blu

Vediamo innanzitutto quali sono i vantaggi dell’economia blu, molti di essi facilmente intuibili dopo aver letto la descrizione soprariportata di quali siano i principi di tale sistema economico.

La blue economy fornisce numerosissimi vantaggi sia economici che sociali. Come evidenziato nel titolo del libro di Pauli, l’economia blu:

  • Genera nuove e molteplici opportunità di lavoro, oltre ad accrescere la coscienza ecologica nella società.
  • Questo innovativo tipo di economia è altamente rispettoso delle risorse naturali e locali, così come per le tradizioni e le culture dei diversi luoghi. Anche in questo punto, dunque, si differenzia notevolmente dall’economia di stampo tradizionale che tende alla globalizzazione. Si ha dunque una maggiore valorizzazione delle singole peculiarità ed un reale interesse verso i reali bisogni degli individui e dell’ambiente in cui essi vivono.
  • I prodotti creati dall’economia blu a partire dalle risorse disponibili sono più duraturi e nel completo rispetto ambientale.

Per quanto riguarda invece gli svantaggi di questa economia, partiamo innanzitutto da un punto già menzionato quando parlavamo dei suoi vantaggi: la blue economy non si inserisce facilmente nel mondo contemporaneo globalizzato, in quanto il suo approccio è diametralmente opposto. Ancora, vi possono essere problemi di tipo logistico legati al necessario coinvolgimento di tutti gli attori economici: dai vertici delle aziende fino all’intera popolazione di consumatori.

Infine, poiché la blue economy agisce in direzione contraria alla tendenza accentratrice tipica dei monopoli, le grandi multinazionali ne uscirebbero fortemente svantaggiate. A ben vedere, tuttavia, questi svantaggi sono, nel quadro generale e complessivo, solo apparenti. Se prendiamo in considerazione la salute a lungo termine dell’ambiente e delle generazioni future, questi svantaggi sono in realtà anch’essi vantaggi.

Alcuni esempi di blue economy

Vediamo ora alcuni dei numerosissimi esempi di blue economy, così da avere una visione più pratica di questo modello di sviluppo sostenibile.

Il primo esempio di messa in pratica della blue economy è stato ideato da Jorge Reynolds: si tratta di un pacemaker funzionante tramite la pressione generata dalla voce e la temperatura corporea.

Ancora, i biocarburanti ricavati dalla soia o dal mais rappresentano un altro esempio di economia blu. Lo stesso vale per le bioplastiche ottenute a partire dai rifiuti organici di frutta e verdura.

Possiamo poi menzionare la schiuma di vetro (materiale ottenuto mischiando insieme vetro tritato e anidride carbonica) e un nuovo tipo di carta ottenuto dal carbonato di calcio e senza sfruttare, dunque, le fibre vegetali.

Un altro esempio arriva invece dall’architetto Mick Pearce, il quale ha progettato un edificio capace di auto-raffreddarsi.

Concludiamo la lista con un ultimo esempio particolarmente noto: il velcro. Il velcro fu inventato negli anni ’40 del secolo scorso dall’ingegnere svizzero George de Mestral a partire dall’osservazione del comportamento di alcuni fiori che, grazie a minuscoli uncini, riescono ad aggrapparsi al pelo degli animali, favorendo così il processo di impollinazione. Ecco quindi un perfetto esempio di biomimesi messa in pratica.

La blue economy in Italia

L’Italia può vantare di essere il terzo Paese in Europa per quanto riguarda l’economia blu. Se poi ci concentriamo unicamente nel settore marittimo, l’Italia sale al primo posto. Sono ben 19,7 miliardi gli euro aggiunti al PIL nazionale grazie a questo tipo di economia. Nel settore della pesca, la regione più sviluppata in termini di blue economy è la Sicilia, dove è in fase di creazione il Distretto unico.

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