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Come smaltire i rifiuti senza inquinare

come smaltire i rifiuti senza inquinare

da Redazione | 31 Agosto 2021

All’interno della nostra società dei consumi, lo smaltimento dei rifiuti è tra i più gravi problemi da risolvere: è sia causa di inquinamento ambientale che dello spreco di materiali e dell’energia necessaria per produrli. Lo stoccaggio dei rifiuti può essere nocivo per i suoli, e la distruzione per incenerimento può causare emissioni molto inquinanti! Data l’importanza di questa tematica, vi consigliamo la lettura del nostro articolo, in cui parleremo più nel dettaglio di come smaltire i rifiuti senza inquinare.

Qualche dato alla mano

La quantità di rifiuti nel mondo sta aumentando drasticamente giorno dopo giorno: la produzione globale di rifiuti solidi passerà da 2,01 a 3,4 miliardi di tonnellate all’anno entro il 2050. Parliamo, insomma, di un aumento che arriva a sfiorare il 70%.

Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), un’iniziativa che coordina le attività ambientali dell’ONU e assiste i paesi in via di sviluppo nell’implementazione di politiche e pratiche a riguardo, nel mondo si raccolgono circa 11,2 miliardi di tonnellate di rifiuti solidi all’anno. L’UNEP avverte che è di assoluta e fondamentale importanza recuperare materiali ed energia, riciclando i rifiuti per trasformarli in prodotti utilizzabili. C’è da dire, come vedremo, che la sensibilizzazione globale è migliorata, ma il problema continua a persistere.

Come avviene lo smaltimento dei rifiuti?

Lo smaltimento dei rifiuti può avvenire in modi diversi, a seconda delle loro caratteristiche. Essi possono infatti essere smaltiti così:

  1. nelle discariche;
  2. bruciati negli inceneritori, detti anche termovalorizzatori. Questi producono energia dalla combustione dei rifiuti;
  3. trattati nei compostaggi o in altri impianti specializzati;
  4. riciclati per un nuovo e/o diverso uso.

Partiamo dalla modalità numero 1.

Le discariche rappresentano il sistema di smaltimento più economico, e circa 5/6 dell’immondizia raccolta in Italia finisce ancora nelle discariche a cielo aperto (che, ormai, sono completamente piene). Al giorno d’oggi le discariche sono dotate sia di sistemi di impermeabilizzazione (che proteggono il suolo e le acque sotterranee dall’inquinamento), sia di sistemi che recuperano il gas prodotto dalla fermentazione dei rifiuti. Nonostante la presenza di questi sistemi, lo smaltimento dei rifiuti nelle discariche resta il peggiore in assoluto. Non solo rappresenta un grandissimo spreco di materiali e di energia, ma si occupano grossi spazi ed è sempre più difficile trovare luoghi adatti.

Per quanto riguarda il punto numero 2, gli inceneritori rimasti funzionanti sono diminuiti. Molti sono stati chiusi per un motivo molto intuibile: non rispettano l’ambiente, poiché emettono fumi velenosi. In quelli rimanenti, i rifiuti vengono inceneriti in “forni speciali” che permettono di recuperare il calore per produrre il vapore che farà funzionare una turbina, o per scopi di riscaldamento. Questi impianti, come abbiamo detto precedentemente, vengono anche detti termovalorizzatori: per funzionare bene devono trattare i rifiuti con un elevato potere calorifico. Detto in altre parole, i rifiuti adatti sono quelli che producono molto calore quando bruciano: la carta, il legno, la plastica… ma non i rifiuti organici, come quelli alimentari. Inoltre devono possedere degli adeguati sistemi di depurazione dei fumi.

Gli impianti di incenerimento provocano ancora oggi dubbi e preoccupazioni, e aggiungiamo molto comprensibili. Numerosi studi medici hanno confermato infatti la pericolosità degli inquinanti prodotti dagli inceneritori: questi inquinanti non sono eliminati dagli strumenti di depurazione, ma vengono “trasferiti” nel suolo con scorie e ceneri. Per non parlare della produzione dell’anidride carbonica, una delle grosse responsabili dell’effetto serra.

Il riciclaggio dei rifiuti

Ed è ora che possiamo parlare, finalmente, dei metodi che senza dubbio permettono di smaltire i rifiuti inquinando poco o nulla. Dal punto di vista ecologico, il riciclaggio costituisce l’alternativa più vantaggiosa ai sistemi convenzionali di cui abbiamo parlato prima. Riciclare vuol dire avviare un processo di trasformazione dei rifiuti in materiali riutilizzabili, e tutto ciò comporta numerosi vantaggi:

  1. la riduzione dell’estrazione di risorse non rinnovabili come i metalli e le fonti fossili di energia (carbone, petrolio, metano);
  2. riduzione dello sfruttamento di risorse rinnovabili, come il legname per fare la carta;
  3. la riduzione dei consumi di energia. L’energia necessaria per il riciclaggio di un metallo è infatti molto inferiore a quella necessaria per estrarre lo stesso metallo dai suoi minerali;
  4. riduzione delle emissioni atmosferiche delle sostanze responsabili dell’effetto serra, come l’anidride carbonica;
  5. la riduzione dei consumi di acqua collegati ai processi produttivi.

Negli ultimi anni, finalmente, l’opinione pubblica ha fatto dei passi in avanti per quanto riguarda il rispetto per l’ambiente. Si è sviluppata (anche se non del tutto) una sorta di “coscienza ecologica”, che ha convinto i cittadini della necessità di rispettare l’ambiente.

La raccolta differenziata è un primo passo indispensabile per il riciclaggio dei rifiuti, che vengono ormai (o dovrebbero essere) smaltiti con criterio. In Italia sono diverse le leggi che obbligano le Regioni a favorire la raccolta differenziata e lo smaltimento di batterie, pile, medicinali, prodotti infiammabili e tossici, carta, vetro, alluminio e plastica.

Per quanto riguarda invece gli impianti di compostaggio, essi riguardano i rifiuti di sostanze organiche:

  • prodotti dalle famiglie, come gli scarti di cucina;
  • prodotti che provengono dai mercati e negozi alimentari, ristoranti, mense, ecc.;
  • materiale vegetale (erba tagliata, foglie) che deriva dalla manutenzione di parchi e giardini, pubblici e privati (frazione verde dei rifiuti);
  • fanghi provenienti dagli impianti di depurazione delle fognature.

Queste sostanze organiche contribuiscono in modo notevole alla formazione di biogas (come il metano, in particolare), che dev’essere bruciato per non provocare odori spiacevoli. Produce poi acque molto inquinanti che si formano nel fondo delle discariche, ed è per questo motivo che esse devono essere rivestite con del materiale impermeabile. Il materiale organico e umido, se inviato agli inceneritori, brucia “male” e fa aumentare la quantità di energia richiesta per la combustione.

Tornando a noi, quindi, la soluzione migliore per le sostanze organiche consiste nel produrre un concime organico detto compost. I rifiuti organici inviati negli impianti di compostaggio vengono innanzitutto triturati, miscelati, poi disposti in cumuli alti 2 o 3 metri, che vengono poi rivoltati e aerati con regolarità. Durante il processo di compostaggio, i microorganismi come batteri e funghi decompongono i rifiuti, proprio come avviene in natura. Dopo un periodo di 3, massimo 5 mesi, si ottiene appunto il prodotto chiamato compost. Quest’ultimo può essere utilizzato nella preparazione dei terricci per le culture in vaso o nel vivaio, oppure sparso come concime sui terreni.

Dopo aver passato in rassegna tutti i sistemi “convenzionali” per smaltire i rifiuti, e aver compreso i vantaggi del riciclaggio, andiamo ora a vedere qualche nuova idea per risolvere il problema ambientale (noi qui faremo solo 3 dei tanti esempi).

Nuove idee, tecnologie e iniziative

Alcune start-up e aziende stanno sviluppando una serie di tecnologie per risolvere, o quanto meno limitare, il grosso problema dello smaltimento dei rifiuti.

  • In Italia troviamo GRYCLE, un’innovativa start-up che permette alle persone di riutilizzare il 100% di ciò che consumano su scala domestica e industriale. Daniele Pes, co-fondatore, spiega: “Ogni anno, a livello globale, produciamo oltre due miliardi di tonnellate di rifiuti indifferenziati. La catena di trattamento, inefficiente e costosa, genera a sua volta un impatto negativo in termini di costi, emissioni di CO2e traffico. L’impatto ambientale è sempre più evidente e la sensibilità nei confronti della sostenibilità è in costante aumento. Il problema non è solo l’impatto sull’ambiente e la salute. Questi sono i nostri rifiuti, e sono tali perché decidiamo di disfarcene. Le cose non sarebbero più rifiuti, bensì una miniera di risorse che potremmo riutilizzare indefinitamente. In altre parole permette di trasformare la spazzatura in qualcosa con un valore economico”. L’obiettivo di Grycle è quindi quello di ridurre drasticamente l’impatto ambientale del trattamento dei rifiuti in maniera sostenibile dal punto di vista dell’energia. I rifiuti indifferenziati vengono così processati da una macchina che li trasforma in granuli di materia prima, separati automaticamente e pronti al riutilizzo. La macchina è dotata di un modulo di intelligenza artificiale che le consente di imparare progressivamente a riconoscere nuovi materiali.
  • L’azienda israeliana UBQ ha sviluppato invece una tecnologia per convertire i rifiuti in materiali sostenibili a base biologica, da utilizzare al posto delle tradizionali materie plastiche a base di petrolio. Ha quindi brevettato un processo per trasformare i rifiuti domestici delle discariche in plastica riutilizzabile. La produzione di materiali UBQ sfrutta i rifiuti solidi urbani indifferenziati residuali come materia prima, evitando che finiscano in scarica e riducendo le emissioni. Nella loro sede, i ricercatori stanno progettando un materiale termoplastico utilizzabile come sostituto del legno e della plastica petrolchimica per prodotti commerciali e industriali. L’obiettivo è quello di ridurre il consumo di petrolio e combattere la deforestazione.
  • Negli Stati Uniti il progetto di legge per la responsabilità estesa dei produttori (EPR) prevede che costruttori e venditori al dettaglio contribuiscano economicamente al riciclo e allo smaltimento dei propri prodotti al termine del loro ciclo di vita. Alcune delle regole imposte dall’EPR includono la necessità di un sistema di vuoto a rendere, il divieto di utilizzare determinati prodotti in plastica monouso, la tassazione dei sacchetti da asporto e un’etichettatura standardizzata per il riciclo e lo smaltimento. Da questa urgenza nasce così il NextGen Consortium, un’iniziativa globale che mira a individuare nuove utili soluzioni per aiutare le aziende e i venditori al dettaglio a ridurre il proprio impatto sul pianeta. Un esempio? Grandi aziende come Closed Loop Partners, Starbucks, McDonald’s e The Coca-Cola Company, solo per citarne alcune, hanno unito le forze per risolvere il problema globale degli imballaggi alimentari monouso, promuovendo la progettazione, la commercializzazione e il recupero di imballaggi alimentari alternativi.

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