Il termine lockdown è entrato ormai nel nostro vocabolario assieme alla pandemia di Covid-19. L’isolamento è un protocollo emergenziale che è stato imposto per arginare la diffusione del coronavirus e per evitare il collasso dei sistemi sanitari nazionali. Una misura che ha implicato pesanti restrizioni alla libera circolazione della popolazione, modificandone abitudini e stili di vita, ma che ha anche spianato la strada ad una probabile soluzione per limitare i fenomeni inquinanti.
Parliamo del lockdown climatico-ambientale: è la risposta al cambiamento climatico?
Cos’è il lockdown climatico
Nel 2021 in India, dove il livello di inquinamento ha raggiunto livelli particolarmente gravi e preoccupanti, la Corte Suprema ha ordinato al governo di adottare misure urgenti per affrontare il problema dell’inquinamento, causato da vari fattori. Queste misure hanno previsto la chiusura delle scuole e degli uffici governativi e un blocco dell’inquinamento per proteggere i cittadini, quindi un lockdown climatico mai avvenuto prima.
Già l’anno prima, nel 2020, l’allora consigliera economica dell’ex premier italiano Giuseppe Conte, Marianna Mazzucato, teorizzò un ipotetico blocco del tessuto sociale ed economico di vari Paesi per attuare il lockdown climatico. Si parlava di una limitazione dell’uso dei veicoli privati, del divieto del consumo di carne rossa e di misure estreme di risparmio energetico.
Il caso di Oxford
A fine 2022, il consiglio della contea di Oxford ha approvato un piano urbanistico che verrà messo in atto totalmente nel 2024 e che ha suscitato non poche discussioni. Il piano dividerebbe la città in 6 zone dove i servizi essenziali sarebbero raggiungibili in 15 minuti, restringendo la circolazione delle persone entro determinate aree della città. Sarà consentito superare il confine solo cento volte l’anno, ma bisognerà essere in possesso del permesso del Consiglio: i residenti dovranno registrare i dati della propria auto presso il comune che seguirà i loro movimenti attraverso delle telecamere di riconoscimento della targa sparse per la città. Cosa succede se si supera il limite consentito? Il residente potrebbe essere multato di 70 sterline.
Quello di Oxford non è un caso destinato a rimanere isolato: si stanno applicando le stesse politiche ad esempio a Melbourne, Brisbane, Barcellona, Parigi, Buoenos Aires, Portland.
Il lockdown climatico serve davvero?
Sicuramente la situazione atmosferica che affligge il nostro Pianeta, in alcune zone più di altre come è il caso di Nuova Delhi, è particolarmente grave. Bisogna perciò attuare delle misure efficaci per contrastare il riscaldamento globale, ma il lockdown climatico pare non essere la soluzione perché non porta benefici al clima.
Secondo due ricercatori dell’Università di Cambridge, sebbene le restrizioni imposte nel 2020 anti covid abbiano ridotto la circolazione delle auto del 50%, lasciato a terra quasi l’80% degli aerei e interrotto il 35% delle attività industriali, sembra non essere stato sufficiente ad invertire la rotta sul cambiamento climatico.
L’effetto complessivo sul clima del lockdown è stato praticamente vano, poiché le diverse componenti che agivano in direzioni diverse si sono, di fatto, compensate.
I gas serra più pericolosi, ovvero anidride carbonica (CO2) e metano, restano nell’atmosfera per decenni a differenza delle particelle solide o di altri gas come il monossido di azoto.
L’obiettivo resta ancora quello di arrivare il prima possibile a zero emissioni per salvare la Terra.
Secondo un’analisi di ECCO, il think tank italiano sul clima, i cittadini italiani sono pronti a dare un contributo attraverso le proprie azioni individuali, ma sono anche consci del ruolo che la politica e le grosse aziende rivestono nell’azione per il clima.
C’è anche da considerare che un lockdown climatico comporterebbe una serie di problemi, tra tutti quello dei costi.
Da uno studio condotto dalla Yale School of the Environment è emerso che il lockdown sarebbe da una parte controproducente perché bloccherebbe gli investimenti nelle energie pulite.
Secondo il parere di alcuni non sarebbe la strada giusta per superare la crisi climatica.