Contro il caro bollette arriva il bonus 3000 euro per i lavoratori dipendenti privati. Si tratta di una misura decisa dal governo Meloni contenuta nel Decreto Aiuti quater, volta a sostenere le spese relative alle utenze di luce, gas e acqua. Il limite, l’anno scorso fissato a 600 euro, si alza così a 3000 euro solo per il 2022.
Vediamo nel dettaglio come funziona questo nuovo bonus 3000 euro che rientra nei cosiddetti fringe benefit aziendali.
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Cos’è il bonus 3000 euro?
Si tratta di un contributo concesso dai datori di lavoro privati ai propri lavoratori dipendenti per il pagamento delle utenze domestiche; quindi, serve per pagare le bollette di acqua, luce e gas degli immobili ad uso abitativo.
Questo bonus vale solo per l’anno 2022 e viene riconosciuto facoltativamente insieme alla retribuzione, in risposta agli aumenti di luce e gas e all’emergenza idrica. Per quanto riguarda la scadenza, può essere erogato entro il 12 gennaio 2023.
In realtà, non si tratta di un vero e proprio bonus, ma di un fringe benefit, ovvero una forma di retribuzione non in denaro che non è né tassabile né sottoposta a contribuzione.
Se i datori di lavoro, compresi i lavoratori autonomi e studi professionali, gli enti pubblici economici e i soggetti che non svolgono un’attività commerciale, superano il limite di benefits concedibili, ora fissato a 3000 euro (art 51, comma 3 del TUIR), tutto l’importo viene considerato reddito da lavoro dipendente e viene tassato in quanto tale. Tutte le regole sono contenute nella Circolare n.35/E del 4 novembre 2022.
A chi spetta il bonus 3000 euro?
Il bonus spetta ai lavoratori dipendenti privati, compresi i percettori di reddito da lavoro assimilato e da lavoro dipendente e quindi:
- Collaboratori tipo CO.CO.CO.
- Amministratori.
- Lavoratori autonomi occasionali.
- Altri soggetti percettori di redditi di lavoro assimilato, come per esempio i tirocinanti.
Sono esclusi i dipendenti pubblici ai quali non si applica la disciplina dei fringe benefit.
Le utenze che possono essere coperte dal bonus sono quelle che riguardano immobili a uso abitativo del dipendente, del coniuge o dei suoi familiari, che ne sostengano le spese a prescindere che abbiano o meno la residenza o il domicilio. Sono inoltre comprese le utenze per uso domestico:
- Intestate al condominio, nella quota spettante al singolo condominio;
- Intestate al proprietario dell’immobile in affitto, se dal contratto risulta che pur essendo intestate al locatore è il locatario a doverle pagare.
Non esiste nessun limite di reddito o soglia Isee per riceverlo in busta paga, ma è una libera scelta delle aziende di attribuire o no questo benefit incrementando la retribuzione; l’importo varia in base alle scelte di welfare del datore di lavoro. Vediamo nel paragrafo successivo come funziona.
Come richiederlo
Il lavoratore non deve presentare nessuna domanda per ricevere il bonus 3000 euro in busta paga ma, come abbiamo detto, è l’azienda che decide se e quanto erogare. Le somme concesse per il rimborso delle utenze domestiche devono essere:
- Del servizio idrico integrato.
- Dell’energia elettrica.
- Del gas naturale.
Spese che il dipendente ha pagato nel corso del 2022 e che possono essere in parte o totalmente rimborsate.
Sono esclusi dalla soglia i buoni carburante da 200 euro e simili da utilizzare per i rifornimenti di benzina, gasolio, Gpl o metano, e per la ricarica di veicoli elettrici, che vanno conteggiati in modo separato rispetto agli altri benefits.
Quali documenti occorrono?
Per quanto riguarda la documentazione necessaria, in alternativa alle fatture, il datore di lavoro può acquisire una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà in cui il lavoratore attesta di avere i documenti giustificativi delle spese energetiche sostenute. Ecco gli elementi necessari che il lavoratore deve riportare:
- Il numero e l’intestatario della fattura (e se diverso dal lavoratore, il rapporto intercorrente con quest’ultimo);
- la tipologia di utenza;
- l’importo pagato;
- la data e le modalità di pagamento.
È bene che il dipendente conservi la documentazione in caso di controllo da parte dell’Amministrazione finanziaria.
Secondo Confindustria il bonus 3.000 euro interessa una quota molto bassa di lavoratori (circa il 17%) e non tutte le aziende riusciranno ad erogarlo visti gli aumenti dei costi delle materie prime e del caro bollette.