Cosa inquina di più l’aria?

cosa inquina di più l'aria: sostanze più nocive e conseguenze

da Redazione | 25 Ottobre 2024

Ci sono tanti tipi di inquinamento ambientale: del suolo, marino, acustico, termico… solo per citarne alcuni.

Si inquina quando si rilasciano nell’ambiente sostanze chimiche nocive, scaricando nelle acque di mari e fiumi i rifiuti industriali, la plastica oppure abbandonando i rifiuti nell’ambiente e ancora, utilizzando pesticidi e diserbanti. E questo ha delle conseguenze negative non solo sulla salute umana, ma su tutto l’ecosistema.

Cosa inquina di più l’aria? Analizziamo le principali fonti di inquinamento atmosferico.

Cosa causa l’inquinamento dell’aria

Secondo uno studio condotto dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche assieme alle Università di Urbino e Vienna, le principali cause dell’inquinamento atmosferico percepite dagli intervistati sono l’industria e il traffico. In realtà, anche se essi rispettivamente producono l’11% e il 9% del particolato, ci sono settori che inquinano l’aria molto di più. Tra questi, il riscaldamento domestico con una percentuale pari al 38% sul totale del PM italiano. Dunque, inquina più del traffico di auto con motore benzina e diesel.

Ma anche l’allevamento di mucche sarebbe più inquinante rispetto a guidare un suv diesel. Gli allevamenti intensivi europei inquinano più di tutti i veicoli in circolazione nell’UE.

L’inquinamento atmosferico si può formare in vari modi. Ci sono sostanze chimiche più nocive di altre e vengono emesse durante molte attività umane. Vediamo cosa inquina di più l’aria, gli inquinanti ambientali più pericolosi provenienti dalle industrie:

  1. Cromo esavalente, utilizzato dalle concerie e dalle industrie che si occupano di lavorazione di metalli, saldature in acciaio inossidabile, produzione di cromati e della manifattura di pigmenti di cromo. A seconda del grado di esposizione, il cromo può causare danni all’apparato respiratorio e a quello gastrointestinale, oltre a vari tipi di tumore.
  2. Piombo. Viene estratto dalle miniere sotterranee e successivamente impiegato per vari prodotti. Spesso viene rilasciato nell’ambiente durante i diversi processi. L’esposizione per inalazione di aria o solo il contatto con la pelle, possono provare danni per la salute, come disturbi neurologici, ridotto IQ, anemia e altre malattie.
  3. Mercurio, utilizzato in molti processi industriali e contenuto in alcuni prodotti quali termometri, otturazioni dentali e lampadine a risparmio energetico. L’esposizione al mercurio elementare può provocare danni al cervello, ai reni e al sistema immunitario.
  4. Pesticidi. Si tratta di sostanze chimiche usate in agricoltura. Con la pioggia raggiungono dai campi le falde acquifere. Un’esposizione prolungata comporta effetti negativi sulla salute neurologica, riproduttiva e dermatologica.
  5. Radionuclidi. Vengono rilasciati nell’ambiente con l’estrazione di uranio, smaltimento di rifiuti minerari, produzione di energia nucleare e anche attraverso l’uso di prodotti di radiologia in campo medicale. L’esposizione può provocare nausea, mal di testa e problemi cronici.
  6. Cadmio, usato specialmente in Asia nelle attività minerarie per l’estrazione di zinco, piombo e rame e nella produzione di pesticidi e fertilizzanti. Può avere degli effetti gravi sulla salute, l’inalazione causa vertigini, gola secca e nausea.

Principali contaminanti: gli effetti sulla salute umana

Secondo i dati dell’OMS l’inquinamento da particolato causa in media la riduzione di un anno di vita. L’inquinamento atmosferico può causare patologie a carico dell’apparato cardiovascolare e respiratorio, ha conseguenze negative anche sugli animali, sulle piante e sulla qualità dell’aria. Cosa inquina di più l’aria dunque e quali rischi provoca?

Ecco gli effetti negativi delle principali sostanze inquinanti:

  • Il monossido di carbonio riduce la capacità del sangue di trasportare ossigeno e quindi anche la quantità di ossigeno che il sangue lascia nei tessuti.
  • PM10, si deposita nelle vie respiratorie, in genere sulla faringe, mentre altre particelle con diametro inferiore riescono a depositarsi più in profondità.
  • Benzo(a) pirene: è una sostanza classificata da vari enti e associazioni internazionali come cancerogena o sospetto cancerogeno.
  • Ozono, interessa il sistema respiratorio, ad esempio può provocare alterazioni irritative delle prime vie aeree e dei polmoni, cefalea e lacrimazione, dolori toracici, faringiti, bronchiti ed altri disturbi di minore entità.
  • Ossidi di azoto: possono causare infiammazione delle mucose, diminuzione delle funzionalità respiratoria ed edema polmonare. Secondo i dati dell’ARPA gli ossidi e biossidi di azoto provengono principalmente dal traffico degli autoveicoli, dalla combustione del gas domestico e per la cottura di cibi, dalle centrali termoelettriche e dalla produzione dei fertilizzanti. L’azoto contenuto nel terreno può essere facilmente denitrificato dai batteri.
  • Benzene, è stato classificato come sostanza cancerogena.
  • Anidride solforosa: può causare bronchiti, tracheiti, spasmi bronchiali, difficoltà respiratoria, asma ed enfisema.
  • Metalli pesanti (cadmio, mercurio, cromo e piombo sono quelli più tossici), possono causare danni ai reni, al sistema nervoso, al sistema immunitario e anche in alcuni casi avere effetti cancerogeni.

Come misurare la qualità dell’aria in casa

Le principali fonti di inquinamento dell’aria indoor nell’ambiente domestico sono:

  • Inquinanti derivanti dalla nostra presenza umana e di animali, come l’anidride carbonicaagenti patogeni e polveri;
  • inquinanti domestici di origine naturale, come il gas radon;
  • inquinanti derivanti dall’arredamento (formaldeide, per esempio);
  • inquinamento atmosferico con particolato sottile PM2.5 e PM10, che entrano in casa dall’esterno.

Partiamo con l’anidride carbonica, sostanza che noi emettiamo. La sua rilevazione è molto importante. In generale, è bene sapere che in tutte le abitazioni non sufficientemente ventilate (o nelle quali la presenza umana è sproporzionata rispetto al volume della stanza), la concentrazione di anidride carbonica aumenta pericolosamente. E tutto ciò porta con sé un alto livello di altre sostanze inquinanti: questo è indice di aria satura e non sufficientemente ricambiata.

Ma quali sono i valori entro i quali si sta bene? Diamo qualche numero. 

Un’aria insalubre con alto valore di CO2, per la precisione superiore a 2000 ppm, può creare sintomi come nausea e mal di testa. Un parametro compreso tra i 1000 e i 2000 ppm crea sonnolenza. Dormire in una stanza da letto con un valore inferiore ai 1200/1300 ppm porterà a un risveglio sicuramente più energico rispetto a valori superiori ai 1500 ppm.

Cosa fare dunque? Utilizzare strumenti come il Voltcraft CO-60, permette di misurare istantaneamente il livello di CO2, umidità relativa e grado di salubrità dell’aria.

Gli altri due fattori basilari per la misurazione della qualità dell’aria in casa sono:

  1. Temperatura
  2. Umidità

La temperatura è un parametro facilmente misurabile. Sempre più spesso i moderni termostati integrano un monitor display che indica la temperatura.

L’analisi dell’umidità dell’aria nell’ambiente domestico è invece un parametro raramente registrato da altri componenti e dispositivi domestici: diventa quindi utile l’inserimento di un misuratore di umidità dedicato, definito igrometro. Con un’alta percentuale di aria troppo umida, superiore al 60/65%, si rischia l’insorgere di muffe e condensa (e considerate che il tasso di umidità ideale in casa è compreso tra il 40 ed il 60%).

È consigliabile l’utilizzo di un dispositivo di analisi per fare una misurazione istantanea del valore di umidità e capire se vi trovate in una situazione “a rischio muffa” dove conviene arieggiare maggiormente, o se invece vi trovate nel range di umidità ideale.

Ma è possibile acquistare uno strumento di rilevazione che possa misurare contemporaneamente sia il particolato dell’inquinamento indoor, sia formaldeide e composti organici volanti? La risposta è sì. In commercio ce ne sono di diverso tipo.

Le nuove tecnologie: le app per il controllo dell’aria e i dispositivi

Non si tratta di veri e propri dispositivi di misurazione della qualità dell’aria, però vale la pena dedicare qualche parola anche a queste recenti tecnologie (noi vi forniamo solo qualche esempio, ma le scelte sono vastissime).

Le applicazioni per il monitoraggio dell’aria per smartphone sono davvero tante, e indicano l’inquinamento atmosferico nelle diverse zone del mondo in tempo reale. Chiaramente si tratta di dati non precisissimi, né paragonabili a quelli che ricaviamo dagli appositi strumenti di misurazione. Però potrebbero esservi utili per avere un’idea dell’inquinamento atmosferico della zona in cui vi trovate. Tra le più scaricate, giusto per darvi due esempi, ci sono AirQuality e Qualità dell’aria.

Parlando di nuove tecnologie, pensiamo anche a Google Nest: si tratta di una gamma di prodotti Google per la casa intelligente. Tra questi possiamo trovare Nest Protect, un rilevatore di fumo e monossido di carbonio in grado di connettersi al vostro smartphone e avvisarvi dell’effettivo pericolo. È totalmente comandabile e silenziabile, e dispone inoltre di una comoda funzione di illuminazione notturna quando ci si avvicina.

Un altro interessante prodotto di Google Nest è Nest Thermostat, che monitora la temperatura della casa e si collega alla caldaia per controllare l’impianto di riscaldamento in modo autonomo, in modo da farvi ottenere il miglior risparmio energetico possibile.

Gli effetti ambientali dell’inquinamento atmosferico

Come abbiamo detto, l’inquinamento dell’aria causa danni non solo sulla salute dell’uomo ma anche di quella ambientale. Tra gli effetti principali citiamo:

L’inquinamento atmosferico si diffonde attraverso i processi fisici che coinvolgono l’aria: il vento ed il tempo.

Cosa fare per ridurre l’inquinamento dell’aria?

È sicuramente opportuno uno sforzo politico di regolamentazione dei processi di produzione, di riciclo e di smaltimento dei rifiuti speciali e il passaggio ad un’economia circolare, basata su manutenzione e riciclo, piuttosto che sulla produzione di nuovi beni di consumo e utilizzo di energie rinnovabili.

Tutti noi possiamo adottare dei piccoli accorgimenti e modificare le nostre abitudini di acquisto e consumo per evitare che i prodotti di uso quotidiano si trasformino in rifiuti. È fondamentale fare bene la raccolta differenziata e non abbandonare rifiuti nell’ambiente come mozziconi di sigaretta o Chewing Gum. Inoltre, si possono preferire gli spostamenti con i trasporti pubblici o con le biciclette al posto dell’automobile. Ecco altri consigli su come ridurre l’inquinamento atmosferico.

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