Home  >  Energit time  >  Cosa vuol dire net zero?

Cosa vuol dire net zero?

Cosa vuol dire Net Zero, emissioni, ambiente

da Redazione | 02 Febbraio 2023

Per contenere il riscaldamento globale, in linea con l’Accordo di Parigi, i governi, le aziende e le autorità si pongono come obiettivo il Net Zero. Spieghiamo di cosa si tratta e come raggiungerlo.

Net Zero per combattere il cambiamento climatico

Il cambiamento climatico è una delle questioni più urgenti di questi tempi. Per questo si sente parlare sempre più spesso di Net Zero. Ma cosa vuol dire? È un obiettivo a livello europeo e globale con basi scientifiche, che ha dimostrato come sarebbe possibile ridurre le emissioni di carbonio del 55% entro il 2030, per poi azzerarle completamente entro il 2050. Il 2030 è quindi un obiettivo intermedio di un lungo percorso. Questo obiettivo è nato a causa dell’esigenza di contenere l’aumento della temperatura media globale entro 1,5°C, come previsto dall’Accordo di Parigi.

L’Unione Europea si prepara a diventare la prima economia e società a impatto climatico zero, ma per alcune aziende non sarà facile portare le emissioni a zero. Pensiamo a settori come agricoltura, aviazione o edilizia che non possono evitare di emettere gas serra. Per questo il Net Zero prevede l’attuazione di strategie che portino ad un numero di emissioni in negativo, basate sulla compensazione.

Cosa devono fare le aziende per raggiungere Net Zero?

È stato dimostrato scientificamente che per evitare le peggiori conseguenze del cambiamento climatico bisogna dimezzare le emissioni di carbonio entro il 2030 e raggiungere gli obiettivi di Net Zero entro il 2050.

Per comprendere meglio le emissioni di carbonio e ridurle occorre innanzitutto conoscere la distinzione tra:

  • Emissioni dirette: provenienti da fonti o sorgenti all’interno dei confini organizzativi posseduti dall’organizzazione.
  • Emissioni indirette: provenienti dalla combustione associata alla produzione dell’energia finale e utilizzata dall’azienda.
  • Altre emissioni indirette: tutte le altre emissioni interne alla value chain dell’azienda. Sono le più difficili da controllare ma solitamente rappresentano la quota maggiore nell’inventario delle emissioni (viaggi d’affari, spostamenti casa-lavoro, gestione rifiuti, ecc.).

La value chain (“catena del valore”) è l’insieme di tutte le fasi e attività necessarie alle aziende per creare o vendere un prodotto o servizio.

Per raggiungere gli obiettivi di Net Zero le aziende devono adottare un approccio su più fronti. Devono avere prima di tutto una fornitura energetica con fonti rinnovabili o compensazione al 100% delle emissioni di Co2. Devono ridurre le emissioni di carbonio dalle loro attività, gestire le riduzioni interne e della supply chain e garantire di fornire rapporti completi sui dati per comunicazioni trasparenti.

Qui trovate l’offerta Energit Azienda per un risparmio immediato nel rispetto dell’ambiente.

I dettagli su cosa le aziende possono fare sono stati formulati dalla “Science Based Targets iniziative”. Essa richiede riduzioni delle emissioni GHG assolute in media del 90%, variabili a seconda del settore.

Per superare la carbon neutrality e raggiungere lo net zero le aziende devono ampliare il modo in cui pensano al carbonio. Ma qual è la differenza tra carbon neutrality e Net Zero?

Carbon neutrality e Net Zero: differenza

Con carbon neutrality (tradotto “neutralità carbonica”) significa ottenere un risultato finale di zero emissioni di carbonio per un’azienda, un sito, marchio o prodotto, prima misurando e poi riducendo le emissioni. Questo si raggiunge acquistando crediti di compensazione delle emissioni di carbonio (carbon offset credits), dunque compensando le emissioni rimanenti con una quantità equivalente di emissioni evitate o compensate. Neutralità carbonica significa raggiungere un equilibrio tra emissioni e assorbimento di carbonio.

Net Zero è invece un obiettivo più ambizioso che si applica all’intera organizzazione e alla sua value chain. Ciò vuol dire agire per ridurre le emissioni indirette di carbonio dai fornitori agli utenti finali, controllando tutto il processo aziendale. Si tratta di un percorso di lungo termine per raggiungere emissioni nette zero.

Raggiungere il Net Zero richiede:

  1. Il calcolo delle emissioni di GHG.
  2. Il calcolo di target di medio termine (5-10 anni), compatibili con la pianificazione aziendale.
  3. La pianificazione di una strategia concreta per il raggiungimento dei target e la sua messa in pratica.

Alcune delle più forti economie del mondo hanno fissato un obiettivo di net zero per il 2050 e l’Unione Europea ha posto l’obiettivo al centro dell’European Green Deal.

Net Zero: cosa possiamo fare

Per raggiungere il Net Zero entro i tempi stabiliti si prevede che le energie rinnovabili debbano rappresentare il 70-85% dell’elettricità mondiale entro il 2050. Bisogna inoltre migliorare i trasporti e l’efficienza della produzione alimentare. È fondamentale investire in energie rinnovabili come l’energia solare, eolica, l’energia geotermica, che riducono le emissioni di gas serra, e sviluppare tecniche di rimozione delle emissioni. Ad esempio, la rimozione può avvenire con il ripristino delle foreste e l’aumento dell’assorbimento di carbonio nel suolo oppure attraverso la cattura e lo stoccaggio.

Esiste un rapporto speciale sull’avanzamento dell’obiettivo Net Zero scritto dall’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA). In questo documento si legge che le operazioni fin ora messe in pratica non sono sufficienti per raggiungere questo obiettivo entro il 2050. Per tale motivo la IEA ha delineato un percorso che permetterà di limitare l’aumento della temperata globale a 1,5°C, assicurando però alle imprese una fornitura energetica stabile. Secondo questo percorso sarà necessario un forte impegno delle tecnologie energetiche pulite e anche una spinta alla ricerca e innovazione in materia energetica. Per questo i governi dovranno puntare sullo sviluppo di nuove tecnologie per l’energia pulita e aumentare i fondi per la ricerca.

Bisogna quindi sicuramente fare di più per mantenere gli impegni presi con l’Accordo di Parigi di dicembre 2015.

Tra i settori che emettono più anidride carbonica c’è quello della carta e della stampa, mentre l’industria chimica negli ultimi 20 anni è riuscita a diminuire le sue emissioni del 60%.

I Paesi che hanno già raggiunto il Net Zero

Esistono pochi Paesi che hanno già raggiunto zero emissioni nette e si autodefiniscono “serbatoi di carbonio”. Si tratta di Stati ricchi di foreste e risorse naturali, con una densità di popolazione poco elevata e dove il settore industriale è pressoché inesistente. Ecco di quali si tratta.

  • Comore (Oceano Indiano): uno dei Paesi più poveri al mondo la cui economia si basa sull’agricoltura, la pesca e l’allevamento di bestiame.
  • Bhutan. Agricoltura di sussistenza, sviluppo forestale e turismo sostenibile sono gli elementi su cui si basa l’economia bhutanese.
  • Madagascar (Stato insulare dell’Africa orientale).
  • Suriname (America del Sud): è uno dei Paesi più ricchi di foreste al mondo; esse assorbono miliardi di tonnellate di anidride carbonica e favoriscono la biodiversità.
  • Guyana (America del Sud): ricco di alberi, mira a ridurre di un ulteriore 70% le emissioni inquinanti entro il 2030. A causa delle esportazioni di petrolio rischia però di perdere lo status di zero emissioni.
  • Gabon: impegnato contro la deforestazione e gestisce in modo sostenibile le proprie risorse naturali.
  • Niue: piccola isola che vive di turismo, pesca e agricoltura.
  • Panama: è ricoperta per il 65% dalla foresta pluviale atlantica e ospita più di 10.000 specie di piante. Il governo si è prefisso di riforestare 50.000 ettari di territorio entro il 2050.

Pin It on Pinterest