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Il riscaldamento globale non esiste: 6 bufale sul cambiamento climatico

il riscaldamento globale non esiste e altre bufale

da Redazione | 02 Settembre 2022

Che dal XIX secolo vi sia un considerevole aumento della temperatura a livello globale è ormai un dato assodato e innegabile. Secondo quanto riportato dall’IPCC (la Commissione Intergovernativa sul Cambiamento Climatico), la temperatura media globale fra il 2011 e il 2020 è stata di 1.09°C in più rispetto ai livelli preindustriali.

La vera controversia, più che sull’esistenza o meno del riscaldamento globale, riguarda le cause del cambiamento climatico ed altri punti che andremo ad analizzare nel corso dell’articolo. Cominciamo innanzitutto con la bufala più facilmente confutabile: “il riscaldamento globale non esiste”.

1. Il riscaldamento globale non esiste

Che il riscaldamento globale esista è ad oggi, come abbiamo detto, scientificamente inconfutabile. I dati sulle variazioni del clima sono prevalentemente analizzati dall’IPCC, costituito nel 1988 dalle Nazioni Unite. L’IPCC raccoglie e valuta le informazioni legate al tema del cambiamento climatico provenienti dagli ambiti tecnico, scientifico e socio-economico. Tali dati vengono poi pubblicati in rapporti periodici.

Purtroppo i dati sono abbastanza preoccupanti. L’innalzamento di temperatura a livello globale sta già mostrando i suoi effetti, con ondate di calore, precipitazioni estreme, scioglimento dei ghiacciai, perdita di biodiversità, innalzamento dei livelli del mare e riduzione della barriera corallina.

Al fine di limitare per quanto possibile i rischi e gli effetti dell’innalzamento globale della temperatura, 196 Stati hanno stipulato un trattato internazionale, detto Accordo di Parigi, che fra i vari obiettivi vede il mantenimento della temperatura mondiale al di sotto dei 2°C.

2. Il cambiamento climatico non è causato dall’uomo

Un’altra bufala che ha visto molto seguito è che l’uomo non sia responsabile del cambiamento climatico, in quanto tali cambiamenti sono dovuti ai semplici cicli naturali. Infatti, anche nel passato il nostro Pianeta ha conosciuto periodi particolarmente caldi che hanno influenzato il livello del mare.

Certo, è vero che cambiamenti climatici abbiano già avuto luogo durante la vita del Pianeta, ma solitamente sono avvenuti in tempi decisamente più lunghi, così che la vita ha avuto la possibilità di evolversi ed adattarsi alle modifiche.

Esistono anche esempi molto rari di riscaldamento globale improvviso, ma in questi casi al cambiamento è sempre succeduta un’estinzione di massa. È il caso, ad esempio, dell’estinzione di massa del Permiano, avvenuta 252 milioni di anni fa. Questa estinzione è stata causata da massicce eruzioni vulcaniche e conseguenti emissioni di CO₂ e gas nocivi che hanno acidificato gli oceani e riscaldato il pianeta.

Un altro esempio di riscaldamento globale avvenuto nel corso della storia della Terra ci riporta invece al Medioevo, dove il riscaldamento fu influenzato dall’attività solare. Diversi studi provano invece che questo non sia la causa odierna, poiché, utilizzando come parametro l’attività solare, la temperatura sarebbe dovuta scendere e non salire.

Oggi circa il 97% degli scienziati sono concordi nel ritenere l’uomo responsabile dell’attuale cambiamento climatico e nel considerare le emissioni di anidride carbonica la causa principale di questo cambiamento.

3. Non c’è consenso scientifico sul riscaldamento globale

Un’altra bufala spesso ripetuta è che manchi il consenso scientifico riguardo il riscaldamento globale e le sue cause. In realtà, come abbiamo detto, ben il 97% degli scienziati concorda nel ritenere l’uomo responsabile del cambiamento, mentre solo l’1% è fortemente contrario.

Le anomalie climatiche sono state registrate da numerose istituzioni internazionali e fra loro indipendenti. Questi studi vengono poi raccolti e analizzati dall’IPCC, che realizza report accessibili da cittadini e decisori politici.

4. Non ci si può fidare dei modelli climatici, sono troppo imprecisi

Questa bufala si rifà principalmente alla lettera aperta all’ONU che, nel settembre 2019, è stata firmata da 500 scienziati e professionisti. La lettera affermava che l’emergenza climatica non esiste e che i modelli climatici sono inadatti al loro scopo. Secondo i firmatari della lettera sarebbe dunque imprudente sprecare dollari sulla base di risultati ottenuti da modelli inaffidabili.

Non si può negare che i modelli climatici più vecchi abbiano spesso previsto temperature superiori a quelle realmente verificatisi. Tuttavia, un gruppo di ricercatori della UC Berkeley ha analizzato 17 dei modelli climatici risalenti a circa 50 anni fa, giungendo a constatare che più della metà dei modelli erano precisi nelle loro previsioni (o, se presentavano imprecisioni, queste erano statisticamente irrilevanti).

Non dimentichiamo inoltre che tali critiche si riferivano ai vecchi modelli climatici. Oggi i modelli sono più sofisticati ed includono effetti più dinamici.

Infine, è importante precisare che i firmatari della lettera all’ONU avevano collegamenti, fra gli altri, con l’industria e l’estrazione mineraria.

5. Ridurre i livelli di carbonio costa troppo

Un’altra affermazione che non suona nuova riguarda i costi della riduzione delle emissioni di CO₂. La preoccupazione principale sarebbe dunque per il danneggiamento dell’economia. Altri ancora affermano che gli investimenti necessari alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica troverebbero un impiego migliore se finalizzati a frenare la povertà o curare malattie, certi che in futuro disporremo di tecnologie più economiche per frenare il cambiamento climatico.

Tuttavia, il quinto rapporto di valutazione dell’IPCC smentisce questa teoria. Nel rapporto vengono stimati i costi-benefici di varie politiche di mitigazione del clima, giungendo alla conclusione che più si riducono le emissioni, maggiore sarà il contributo economico di lungo periodo.

Ciò che impatterà maggiormente sull’economia sarà invece il non agire: i costi dei danni che saranno provocati dall’assenza di azione saranno tali da rendere ridicolo il denaro risparmiato oggi. Per essere più precisi, secondo l’IPCC ignorare il cambiamento climatico porterà ad una perdita di circa il 20% del PIL mondiale.

6. La colpa principale è della Cina

Infine menzioniamo una sesta bufala, che addita la Cina come principale causa del cambiamento climatico, considerazione che porta tanti a sentirsi liberi di lavarsi le mani e lasciare che sia solo la Cina a cambiare comportamento.

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