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Quanto consuma una nave da crociera?

consumo nave da crociera

da Redazione | 29 Ottobre 2021

Sarebbe bello potersi concedere un viaggio dove si possono unire il massimo relax, il divertimento e ovviamente la scoperta di un posto diverso ogni giorno.

Se questa è la vostra idea di vacanza allora è chiaro che siete tipi da crociera.

Tutto molto bello fino a quando non ci si ferma a pensare al consumo di una nave da crociera.

Le navi da crociera

Prima di partire noi di Energit vorremmo farvi riflettere sull’impatto ambientale che queste grandi navi hanno sulle città costiere d’Europa e del resto del mondo.

Difficile non notare queste enormi navi passeggeri quando sono attraccate in porto. Basti pensare al colpo d’occhio nel porto di Venezia, in cui i fumaioli della nave sovrastano i monumenti della città.

Si ricordi anche l’incidente avvenuto qualche anno fa nel canale della Giudecca, quando una nave da crociera ha speronato un piccolo battello.

Ma i danni maggiori sono causati dai carburanti usati per la navigazione e durante la permanenza nei porti.

L’inquinamento crocieristico

Il consumo nave da crociera è stato monitorato attentamente dalla Federazione Europea per il Trasporto e l’Ambiente conosciuta anche come Transport & Environment.

Il rapporto ricavato con questo studio vuole dimostrare quanto le navi da crociera inquinino.

Le imbarcazioni monitorate sono state osservate grazie al tracciamento satellitare: così la Federazione ha potuto calcolare le emissioni di ogni nave in base alla sua rotta, comprendendo anche la sosta nei porti.

Questo studio in realtà si basa su delle ipotesi, perché si è dato per scontato che ogni nave che ha solcato i mari europei abbia rispettato i limiti del contenuto di zolfo nel carburante, che cambiano da paese a paese. Non è raro però che alcune grandi navi sia stata trovata a violare questi limiti.

Dal rapporto si evince che nell’anno 2017 sono state 203 navi da crociera ad aver navigato nelle acque europee producendo ben 62 mila tonnellate di ossidi di zolfo, 155 mila tonnellate di ossidi di azoto e altre 20 mila tonnellate tra CO2 e polveri sottili.

Per rendere ancora più chiare queste stime si è voluto fare un confronto con il parco auto europeo che ammonta a più di 260 milioni di automobili, ipotizzando che avessero tutte motori diesel.

La quantità degli ossidi di zolfo prodotto dalle grandi navi supera di 30 volte quello emesso da milioni di automobili.

Le 141 grandi navi che hanno solcato i mari italiani nel 2017, hanno prodotto più del 17% di ossidi di azoto emesso dai quasi 40 milioni di macchine presenti nel nostro paese.

La classifica del Mar Mediterraneo

Ma a quanto ammonta il consumo nave da crociera?

Le navi passeggeri di medie dimensioni possono consumare fino a 150 tonnellate di carburante ogni giorno e spingendo i motori al massimo della loro potenza il consumo aumenta fino ad arrivare a 250 mila litri di carburante giornaliero.

I maggiori danni per l’ambiente e anche per la salute dei passeggeri delle navi e di chi vive nelle città portuali e nei loro pressi, sono causati proprio dal tipo di combustibile utilizzato.

Si tratta di oli pesanti che in genere sono gli scarti rimasti dal processo di raffinazione, che sulla terraferma è vietato il suo utilizzo proprio perché è un materiale cancerogeno.

La situazione è aggravata se si pensa che il traffico marittimo è quello meno regolamentato nel settore dei trasporti; infatti il carburante sfruttato dalle navi da crociera ha un tenore di zolfo di 100 volte superiore a quello ammesso dai carburanti che si possono usare a terra.

Le città portuali del Mar Mediterraneo sono quelle più colpite dall’inquinamento delle navi da crociera.

Al primo posto troviamo Barcellona seguita da Palma de Mallorca; l’ultimo posto del podio è stato aggiudicato dalla città lagunare di Venezia seguita poi da Civitavecchia.

L’antica repubblica marinara accoglie nelle sue banchine ben 68 navi da crociera l’anno.

È stato calcolato che queste imbarcazioni rimangono accese dentro il porto per quasi 8.000 ore per continuare ad erogare i servizi a bordo, producendo così quasi 28.000 chili di ossidi di zolfo.

L’inquinamento prodotto dalle milioni di automobili che circolano a Venezia, Mestre e Marghera è inferiore di 20 volte rispetto a quello delle grandi navi.

Anche Civitavecchia non se la passa bene.

La città è sede del primo porto turistico d’Italia e vede attraccare ai suoi moli 76 navi da crociera ogni anno. Queste rimangono in porto per più di 5000 ore l’anno producendo 22.293 chili di ossidi di zolfo; in questo caso si supera di 55 volte la quantità emessa dalle automobili civitavecchiesi.

Alla classifica delle città più inquinate dal traffico crocieristico trovano posto anche Napoli alla 12esima posizione seguita da Genova, La Spezia al 18esimo, Savona al 20esimo, Cagliari al 30esimo, Palermo al 35esimo, Messina al 36esimo e infine Bari al 50esimo.

Problemi di salute

Appare evidente quindi che le coste mediterranee sono più colpite rispetto alle altre.

Questo perché nel Mare del Nord ci sono controlli più serrati e in particolare esiste la Seca, ovvero Sulphur emission control area, che fissa un limite del tenore di zolfo nei carburanti allo 0.1%; tali imposizioni hanno fatto sì che in breve tempo si siano ridotte drasticamente le emissioni di ossidi di zolfo.

All’infuori di questa area le navi da crociera devono sfruttare carburanti con un massimo di 1,5% di zolfo.

Visti i risultati raggiunti si vuole introdurre anche una nuova area di controllo per quanto riguarda l’emissione degli ossidi di azoto, ovvero la Neca.

Il grande paradosso sta nel fatto che la maggior parte delle città europee ha vietato l’utilizzo di automobili con motori diesel, perché troppo inquinanti e con delle ricadute negative sull’ambiente e sulla salute, ma è praticamente assente un controllo sull’utilizzo di carburanti delle navi che come abbiamo visto sono molto più tossici.

Ed è proprio sul piano della salute che arrivano i dati più allarmanti.

Un’inchiesta giornalistica di un’emittente britannica effettuata in incognito a bordo dell’imbarcazione di una compagnia inglese, ha misurato la quantità delle particelle ultrasottili prodotte durante il viaggio.

Se in una delle parti più trafficate della città di Londra come Piccadilly Circus sono stati registrati 38.400 particelle ultrasottili, a bordo della nave nei pressi dei fumaioli se ne sono registrati 226 mila.

Prendere il sole sotto la fumata nera delle navi da crociera potrebbe causare nei passeggeri problemi respiratori, soprattutto a soggetti asmatici o con problemi cardiovascolari.

Alla lunga si potrebbero osservare problemi più gravi in chi lavora su queste grandi navi e su chi vive nei pressi dei porti, come tumori, malattie neurologiche e problemi legati allo sviluppo degli organi durante l’infanzia.

Negli ultimi anni solo nella città di Civitavecchia è stato registrato un aumento del 31% di tumore ai polmoni e del 51% del rischio di morte per patologie neurologiche nei cittadini che risiedono entro 500 metri dal porto.

È necessaria quindi la creazione di una zona di controllo delle emissioni anche nel Mar Mediterraneo, nel frattempo sono state trovate delle soluzioni che potrebbero far diminuire le emissioni tossiche durante la permanenza delle navi nei porti come uso dell’idrogeno in sostituzione dei carburanti, la marcia in elettrico e l’utilizzo di batterie per brevi tratte.

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