Termovalorizzatore: cos’è e come funziona

Cos'è il termovalorizzatore, recuperare energia dai rifiuti

da Redazione | 10 Luglio 2025

Nel dibattito sulla gestione dei rifiuti e sull’approvvigionamento energetico, una delle parole più ricorrenti è “termovalorizzatore”. Ma cosa significa davvero? E soprattutto, a cosa serve un impianto di termovalorizzazione?

Quando si parla di sostenibilità e di produzione di energia elettrica, è importante conoscere anche le soluzioni che trasformano ciò che gettiamo via in risorsa. I termovalorizzatori si inseriscono in questo contesto: strutture moderne che permettono di recuperare energia dai rifiuti non riciclabili, riducendo al tempo stesso il loro impatto sull’ambiente.

Cos’è un termovalorizzatore?

È un impianto industriale progettato per il trattamento dei rifiuti attraverso la combustione, ma che, a differenza dei vecchi inceneritori, è in grado di recuperare il calore prodotto durante il processo, utilizzandolo per produrre energia elettrica e calore destinati ad abitazioni, uffici o impianti produttivi.

In pratica, una parte dei rifiuti solidi urbani e dei rifiuti speciali non pericolosi che non possono essere riciclati o riutilizzati, invece di essere portati in discarica, vengono inviati in questi impianti, dove vengono bruciati in modo controllato, all’interno di linee di combustione che rispettano rigidi standard ambientali.

Il calore generato dalla combustione dei rifiuti viene trasformato in vapore, che alimenta una turbina per la produzione di energia elettrica, o immesso in reti di teleriscaldamento. In questo modo, i rifiuti in energia diventano parte di un sistema circolare e più efficiente.

Come funziona un impianto di termovalorizzazione?

Il processo all’interno di un termovalorizzatore si può suddividere in alcune fasi principali:

  1. Conferimento dei rifiuti: i mezzi raccolgono i rifiuti non riciclabili e li trasportano all’impianto. Vengono scaricati in una fossa di accumulo dove, grazie a un sistema meccanico, vengono spostati verso le camere di combustione.
  2. Combustione: i rifiuti vengono bruciati in forni ad alta temperatura, in genere tra i 850 e i 1000 °C. Durante questo processo, si genera una grande quantità di calore.
  3. Recupero di energia: il calore prodotto dalla combustione viene utilizzato per riscaldare acqua e produrre vapore. Questo vapore aziona una turbina collegata a un generatore elettrico, producendo energia elettrica. Il vapore può anche essere distribuito in rete per fornire riscaldamento agli edifici.
  4. Trattamento dei fumi e residui: per ridurre l’impatto ambientale, i fumi prodotti passano attraverso sistemi di filtraggio avanzati, che eliminano sostanze nocive prima dell’immissione in atmosfera. Anche le ceneri e i residui solidi vengono raccolti e trattati per ridurre i volumi da smaltire.

Il risultato finale è un sistema che, partendo da tonnellate di rifiuti destinati alla discarica, riesce a produrre energia e calore, riducendo luso di combustibili fossili e contribuendo alla transizione energetica.

Perché il termovalorizzatore è utile?

Il termovalorizzatore risponde a due esigenze contemporaneamente: la necessità di smaltimento dei rifiuti e quella di produrre energia.

In Italia, ogni anno vengono prodotte milioni di tonnellate di rifiuti, una parte dei quali non può essere riciclata per motivi tecnici, igienici o economici. Destinarli esclusivamente alle discariche è insostenibile, sia per lo spazio occupato, sia per l’inquinamento del suolo e delle falde.

La termovalorizzazione, invece, consente di recuperare parte del loro potenziale energetico, producendo energia elettrica che può essere immessa nella rete e utilizzata per alimentare case, aziende e servizi pubblici.

Inoltre, il calore generato dalla combustione dei rifiuti può essere reimpiegato direttamente, tramite reti di teleriscaldamento, per fornire riscaldamento e acqua calda a interi quartieri. In molte città del nord Europa, questa pratica è già ampiamente diffusa e consolidata.

Un altro vantaggio è legato alla riduzione del volume dei rifiuti: dopo la combustione, la quantità di materiale residuo (ceneri e scorie) si riduce di oltre il 90%, rendendo più semplice la gestione e lo smaltimento dei rifiuti restanti.

Quali rifiuti vengono trattati?

I rifiuti che vengono bruciati nei termovalorizzatori devono essere non pericolosi e non riciclabili. Si tratta, ad esempio, di residui di pulizia stradale, scarti indifferenziati, imballaggi sporchi o materiali contaminati da sostanze che ne impediscono il recupero.

Non possono invece essere conferiti rifiuti pericolosi, rifiuti ospedalieri o scarti che possono essere facilmente differenziati e riciclati. La funzione del termovalorizzatore è infatti complementare alla raccolta differenziata, non alternativa.

È importante sottolineare che più aumenta la qualità della raccolta differenziata, più l’impianto lavora su rifiuti solidi urbani di tipo residuale. In questo modo, si riduce l’impatto ambientale e si valorizzano solo le frazioni davvero non recuperabili.

L’impianto di termovalorizzazione rappresenta quindi una delle soluzioni più avanzate per trattare i rifiuti nel rispetto dell’ambiente, garantendo una seconda vita ai materiali scartati e contribuendo alla produzione di energia elettrica e calore.

Pur non essendo una soluzione definitiva al problema dei rifiuti, può essere parte di una strategia più ampia, che include riduzione, riuso e riciclo.

In un futuro dove l’economia circolare sarà sempre più centrale, trasformare i rifiuti in energia — in modo efficiente e controllato — è un passaggio chiave per una gestione più sostenibile delle risorse.

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